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domenica 17 giugno 2007

Il fenomeno dei bambini “Indaco”



IL FENOMENO DEI BAMBINI INDACO

I nostri fratellini più piccoli stanno sconvolgendo il mondo con le loro domande e le loro risposte: Sono davvero in contatto con gli esseri delle stelle?


Che è mai la miseria della vita terrena
se i mondi lontani
sono per noi una realtà!
Affrettatevi a scoprire
la via che vi conduce.
Agni Yoga

INTUIZIONI

Una quindicina di anni or sono parlavo con un amico, l’argomento era centrato sui bambini quando ad un tratto gli dissi: “ Se si continua di questo passo arriverà il giorno in cui i bambini nasceranno già belli svegli e pronti” mi riferivo al risultato delle mie osservazioni che vedeva appunto i bambini molto diversi da quelli relativi al periodo della mia infanzia e della mia adolescenza. “Macché” rispose l’amico, “i bambini sono bambini e rimangono sempre tali e quali”. Bah, dissi fra me e me, può darsi, ma quel che vedo non sembra proprio avere corrispondenza con questa affermazione.
E avevo ragione! Non ho più toccato l’argomento con questo amico, lui è uno di quelli a cui è difficile “imporre” qualcosa, tuttavia essendomi appassionato al fenomeno ho continuato ad osservarlo fino a quando un bel giorno dal mondo dell’ufologia, dalle pagine del Notiziario Ufo nazionale non è apparso un articolo che riferiva di una generazione nuova di bambini il cui colore dell’aura risultava essere “sintonizzata” su un blù molto particolare. Da allora tutto questo non è più un mistero e il fenomeno oggi viene studiato con sempre più rispetto: è il cosiddetto “Fenomeno dei Bambini Indaco”. Paola Giovetti, famosa giornalista, scrittrice specializzata nel campo del paranormale, dell’esoterismo, della mistica e della spiritualità a proposito di tale fenomeno così si esprime:
- “Rispetto alla generazione precedente, i bambini di oggi sembrano aver fatto un salto evolutivo: precoci, intuitivi, consapevoli, sensibili e non di rado sensitivi, essi possiedono un’energia interiore subito percepibile, non si adeguano agli abituali modelli di comportamento, agiscono in base a leggi proprie, non fanno niente sotto costrizione, non si accontentano di risposte facili, e sono, di conseguenza, difficili da guidare, come ben sanno genitori ed educatori.
Questi bambini, che in base alla descrizione della personalità attraverso i colori vengono chiamati ‘ bambini indaco ’, hanno un grande compito: riportare pace e armonia in un mondo di crisi che sembra averne smarrito la nozione. Essi nascono su questo pianeta per essere messaggeri e creatori di una nuova era. Potranno farlo però, soltanto se non tarperemo loro le ali e sapremo farli crescere ed evolvere nel modo giusto.”
Il mondo dell’ufologia invece si interessò del fenomeno dei bambini indaco a partire dal famosissimo film sulle “abductions” intitolato “Intruders”, una storia che ricalcava in maniera verosimile le esperienze di rapimento per opera degli alieni vissute da alcune donne e raccolte dallo specialista in materia Budd Hopkins.
Secondo lo specialista, autore tra l’altro di diversi libri sull’argomento, le donne prese in esame e quindi sottoposte ad ipnosi regressiva, raccontavano di essere rimaste incinta per opera di una certa tipologia di alieni e di assistere imperterrite, intorno al terzo mese di gravidanza, alla rimozione del proprio feto sempre ad opera di questi extraterrestri. Successivamente, tramite un ennesimo “contatto” con “il dottore”, un alieno di maggiore statura considerato un capo, si presentava per la mamma l’occasione di conoscere il bimbo tenuto in braccio dallo stesso o da qualcun altro, al fine di consolarla. In queste circostanze alcune di queste madri testimoni avrebbe rivelato che a detta degli alieni stessi i bambini di tale fattura avrebbero costituito il “mondo di mezzo” ossia il tramite tra loro, gli alieni e il genere umano.
I bambini indaco a volte chiamati anche “Star Children”, i bambini delle stelle, a detta di alcuni studiosi, si distinguono dagli altri perché sono coscienti fin dalla più tenera età “e un bambino cosciente” sostiene Georg Kuelhenwind,, professore di fisica all’università di Budapest, “non può essere trattato da bambino”.
Fin qui solo alcune considerazioni autorevoli sull’argomento. Adesso vorrei centrare il discorso su quelle che sono le mie considerazioni, frutto delle mie continue osservazioni già da quando, intorno agli anni ’70, intuì questo processo evolutivo.
Uno degli aspetti che mi colpì maggiormente a partire da quegli anni fu la sete di competizione che attanaglia gli esseri umani; così ad un tratto, mentre seguivo le gare di nuoto in televisione, cominciai a riflettere commentando: “ I record diventano sempre inferiori, questi atleti sempre più allenati, fisicamente più predisposti e veloci. Non è che un giorno nel contempo che il direttore di gara spara il colpo di partenza questi atleti sono già andati e tornati?” Una battuta spiritosa, certamente, ma che esprimeva la sempre continua ricerca di un risultato migliore.
Da quel giorno non feci altro che osservare quei fenomeni che si prestavano ad un tipo di evoluzione che potremo definire direttamente proporzionale al tempo.
Così dal momento che per motivi legati al mio “percorso” mi trovavo spesso in compagnia di amici con figli, mi resi conto di avere una certa predisposizione a interagire con i piccolini e che questi condividessero ciò. Un giorno per esempio, in periodo di vacanze al mare, d’accordo con i genitori, decisi di portare una decina di bambini d’età compresa tra i cinque e gli undici anni a visitare i resti di un nuraghe su di una collina prospiciente la spiaggia. Nonostante i genitori mi avessero avvertito che avrei potuto soccombere, data l’estrema vivacità di questi, al contrario si mostrarono calmi e seriamente curiosi e interessati a quanto raccontavo loro.
C’è una natura speciale nei bambini e non sono pochi quelli che l’hanno sperimentato o che hanno deciso di lavorare nel sociale per dedicarsi a loro. E’ risaputo fin dai tempi più antichi: i bambini sono esseri splendidi. Una frase tipica del Maestro di Galilea recita infatti: “Lasciate che i bambini vengano a me” oppure “Se non diventate come loro non potrete entrare nel Regno dei Cieli”.
I bambini vengono, o meglio venivano, sottoposti- oggi è pressoché impossibile- ad una serie di etichette educative che lasciano veramente il tempo che trovano: “Saluta, dai un bacino alla pupa, fai ciao ciao, dì grazie alla signora, cosa si dice? non fare così, metti bene i piedi, non toccarti il naso, non grattarti la testa, insomma a seconda del genitore si poteva assistere ad un assillo continuo bello e buono. Risultato? Il bambino ammutoliva, abbassava la testa e praticamente cadeva in depressione.
Per andare avanti nel discorso occorre ora fare una precisazione: immaginate che il bambino, in generale, sia l’esponente della categoria dei bambini e che nel tempo sia sempre lo stesso quindi eterno. Ne consegue, viste le esperienze vissute che questo evolva in continuazione trasmettendo a tutti gli altri bambini dei messaggi subliminali tali da far si che questi siano sempre in sintonia con lui.
I bambini di oggi infatti si rifiutano di fare ciao, di dare il bacio alla pupa, di dire grazie alla signora etc. perché nel loro inconscio collettivo si è detto Basta! Notatelo, nessuno di loro si piega minimamente a tutte queste etichette nemmeno i figli di quei padri integralisti, duri, con un polso di ferro. E’ finita!!!
Quello che emerge a partire almeno dal 1977, quando potei verificarlo, è che i bambini hanno una coscienza cosmica sviluppata e sono in grado di trasmettere istruzioni costruttive ai loro “superiori”.
In quegli anni zelanti della gioventù, mi capitò, una sera, di trovarmi a casa di uno zio che aveva una bambina simpaticissima. Ad un tratto tra le risate e gli interrogativi di questa mia nipotina di tre anni gli chiesi a bruciapelo dove si trovasse prima di arrivare nella pancia della mamma. Senza riflettere un solo secondo rispose: “Ti piacerebbe saperlo, ma non sono cose che si possono raccontare...eeeh.” Rimasi stupito da quella risposta e da allora so che i bambini, liberi di tutta quella spazzatura intrusiva, hanno una predisposizione ad entrare nella coscienza cosmica che gli adulti si sognano e che, per quanti esercizi di yoga abbiano anche potuto fare e facciano, per quanti maestri abbiano potuto incontrare, tardano a realizzare.

Nella precisazione di cui sopra, quando semplificando faccio riferimento ad un modello di “bambino eterno” capace di trasmettere informazioni attuali ai bambini d’oggi, non vado molto lontano da quella che è la realtà effettiva del fenomeno.
Qualsiasi maestro, sia esso indiano o sudamericano, custodisca una saggezza antica e tramite i suoi insegnamenti tenti di portarvi laddove sorga e fiorisca la vita, lo farà sempre indicandovi come pegno da pagare la liberazione di tutto ciò possa ostacolare tale realizzazione. Vi dirà che siete:- saturi di inutilità e che queste sono da cancellare, saturi di modelli dell’io che non sono la vera realtà d’essere, colmi di pensieri impuri, che avete una forma mentis che porta al ragionamento e che per questo non c’è spazio per la vera intuizione. Vi dirà poi che siete carichi di dubbi, di ansie e di paure. Se poi è un bravo maestro passerà all’azione facendovi capire in tutti i modi che lui non è disponibile ad aiutarvi, che non ha tempo da perdere stimolando così la vostra curiosità e la vostra volontà creativa.
Sarà durissima! Quando lo pregherete di aiutarvi sappiate che il vostro lavoro insieme a lui potrà durare un tempo diverso da quello che avevate auspicato, che quando avrete finito, quando vi avrà aiutato a liberarvi e ad accedere alla “fonte della giovinezza” saprete, e solo allora, che questa dimensione esiste, che è sempre disponibile per chiunque e cosa più importante che l’abbiamo dimenticata a favore di tutto quello che ci stava facendo ammalare.
Bene! I bambini del “2000” pare nascano già in questa dimensione.
Non è questo un concetto così irraggiungibile se si pensa che i bambini siano il frutto dell’evoluzione della nostra specie; e così, come per opera di un tramite - come può essere un maestro – accediamo ad una dimensione evoluta - il bambino frutto del tempo che scorre e quindi evolve, nasce già in quella dimensione esistente di per se. Tutto esiste di per se come frequenze alle quali ci si può sintonizzare.

Ma cosa c’è di nuovo in questa altra frequenza? Cosa succede in realtà?
- Intanto ci sono meno condizionamenti e quindi più libertà. Le risposte alle domande non tengono conto di modelli da osservare e così sono dirette, mirate. Nei tempi antichi i più giovani dovevano avere sempre una forma di rispetto verso quelli più grandi ma, questi ultimi, sovente, approfittavano della situazione finendo per aggredire gli apparentemente più deboli. Questo stato di cose aveva generato nelle generazioni precedenti veri e propri soprusi: i genitori si sentivano in dovere di picchiare i propri figli, così dicasi per i maestri di scuola che si sentivano in diritto di alzare il braccio verso l’alunno. Questo tipo di comportamento, autorizzato, ha portato molte persone a non avere rispetto, cosi che i più deboli hanno accumulato oltraggio e questo li ha logorati facendoli finire in manicomio.
Poi, come succede, perché succede sempre così – è un archetipo- la frittata si è rigirata e quei deboli rappresentati oggi dai bambini indaco si prendono la rivincita.
Ma non è questo il loro fine anche se, prima che il fenomeno si stabilizzi, si possono osservare, secondo un certo buon senso, delle vere e proprie anomalie.
La repressione ha generato comunque dei mostri, si potrebbe arrivare a dire ma, non è esattamente così. La repressione ha generato una risposta energetica che per il momento non è assolutamente in linea con quella che è la vera nuova richiesta: ci vorrà del tempo. Un comportamento destabilizzato e destabilizzante è oggi in opera ma, in questo comportamento si possono riconoscere delle priorità: i giovani sono svegli, veloci nei calcoli- si è vero forse troppo opportunisti – sanno esattamente ciò che vogliono e lo ottengono – è vero alcuni finiscono nell’alcol o nella droga ma, chi gli e l’ha procurata se non il sistema? – sono in grado di dire la loro e se gli e ne si da l’opportunità sono in grado di reggere conferenze, trovare soluzioni adeguate – è vero non sanno dove sbattere la testa ma, che tipo di sociale hanno ereditato?
Questi sono i ragazzi di oggi ma, quelli che verranno, saranno ancora diversi in modo direttamente proporzionale al tempo. Soppianteranno la vecchia razza e condurranno il mondo verso nuove prospettive, quelle prospettive che possono intuire soltanto coloro che credono nell’evoluzione e nel miglioramento.

Le problematiche cosmologico climatiche: terremoti inondazioni, vibrazioni sonore, scie chimiche


LE PROBLEMATICHE COSMOLOGICO CLIMATICHE
TERREMOTI INONDAZIONI VIBRAZIONI SONORE
SCIE CHIMICHE

Qualcuno sostiene che nell’era contemporanea abbiamo la possibilità di prevedere i cataclismi che si prospettino provenienti dal cielo o dalla Terra stessa. Studi recenti dimostrano che l’uomo era in grado di prevedere la caduta di meteore provenienti sia dalla direzione del Sole, quindi dall’interno del nostro sistema solare, sia dalla direzione di Nettuno, quindi dall’esterno del nostro sistema solare.
I Circoli megalitici, presenti e numerosi anche nella nostra Isola, parrebbero essere gli strumenti di rilevazione cosmica più antichi finora scoperti.


CONSIDERAZIONI SUI CORPI IN ROTTA DI COLLISIONE CON LA TERRA

E’ facile che in Sardegna, sulla scia degli studi condotti sul territorio irlandese da C. Knight e R. Lomas, i circoli megalitici - arcaici osservatori astronomici- servissero allo scopo di rivelare agli abitanti di allora ipotetici corpi celesti in rotta di collisione con il nostro pianeta.
Le argomentazioni dei due studiosi, delle quali inviterei la lettura, non lasciano dubbi allo studioso moderno privo di preconcetti su quello che dovette essere lo scenario di queste “costruzioni” e l’intelligenza e conoscenza di questi antichi popoli.
Le problematiche cosmologiche, legate sia al clima che agli eventi
catastrofici originati da diversi fattori sia endogeni che esogeni, si perdono nella notte dei tempi.
Ai tempi nostri, a partire dal dopoguerra, diversi sono stati i film che hanno trattato questi argomenti; segno tangibile che dimostra come nel nostro inconscio alberghi la sintomatica paura che questi eventi si possano sempre e comunque ripetere. Nonostante ci sentiamo dire, dagli studiosi accademici, che tutto è sotto controllo, il problema legato a questi eventi deve comunque farci riflettere. Ed infatti, non si fa che parlare di ciò.
“E’ possibile dunque che un asteroide precipiti sulla Terra?”
“Ditemi quali potrebbero essere i motivi o le prove che ci indichino il contrario.”
E’ vero che attorno agli anni ’60 e 70 si era diffusa la voce secondo cui la Terra risultava essere immune da eventi simili, nonostante e sicuramente ci fosse già qualcuno che remava contro tale assurdità, ma, a partire dalla data in cui sul Pianeta Gigante, Giove, si è inabissata parte della “cometa”, le voci, stranamente, sono cambiate e la preoccupazione è andata arricchendosi di particolarità agghiaccianti tant’è che su Internet era apparsa la notizia secondo cui un asteroide ci aveva appena sfiorato.
Molti si chiedono, come ormai succede per tutte le fenomenologie, quali siano i motivi su cui basarsi o che ci facciano capire quando un evento è alle porte, che cosa lo determini, e se si possa fare qualcosa per sventare l’eventuale minaccia. E sono proprio queste le tematiche dei film ovvero gli interrogativi che tutti, giustamente o no, si pongono.
In certi periodi storici di oscurantismo si è arrivati addirittura a pensare che sia l’uomo stesso a causare queste eventualità e ancora oggi esiste chi ce lo vuole far credere.
“Dividi et impera” recita una massima latina, “ Crea il panico ‘et impera’ ugualmente” recitano il sottoscritto ed altri sicuramente.
E’ fuori discussione l’esistenza di forze negative - generate anche dall’uomo – che determinano campi magnetici in cui si possono annidare anomalie e che queste possano contribuire al disordine, ma da qui a fare di questo la ragione ultima quindi la causa di tali eventi ce ne passa.
Chissà cosa devono aver combinato gli ipotetici abitanti di Giove per meritarsi la catastrofe che abbiamo potuto seguire in diretta dal più grande osservatorio spaziale!?
Gli studiosi che si sono occupati e che si occupano del problema sono tanti e tante le ipotesi alcune delle quali rimangono valide per un periodo per poi essere soppiantate da altre a seconda di come gira il “vento”. Ultimamente si dice che l’attività solare sia forse la causa principale per quanto riguardi il clima e che non ci siano dubbi sulla sua responsabilità.
Le conoscenza scientifiche riguardo al nostro sistema solare, a partire dalla composizione degli elementi orbitanti, fino ad arrivare alla quasi certezza che nessuno di questi corpi è abitato sembrano assodate ma, che dire del sistema solare orbitante attorno al nucleo della nostra galassia e della nostra galassia stessa come corpo orbitante? Esiste una ciclicità che ancora non conosciamo che possa determinare gli eventi spaventosi di cui ci stiamo interessando? E ancora, se così fosse, se cause più esterne di quelle finora studiate fossero alla base di tali ciclicità, saremo in grado di configurarcele?
Se così fosse, se le cause si mostrassero così esogene- obbietterebbe qualcuno- la nostra stella principale ossia il Sole sarebbe la prima a contaminarsi e quindi a fornirci i campanelli d’allarme necessari per individuare i problemi. Niente di più vero, ci mancherebbe altro, è addirittura elementare, ma per quanto riguarda il nostro corpo umano, quando dobbiamo risalire ad una malattia non ci fermiamo certo alle temperature fornite dall’oggetto di misurazione, il termometro, bensì andiamo ben oltre per stabilire la causa anche se il termometro in base ai rilevamenti può dirci la sua.
Oggi per quanto riguarda le calamità che possono affliggere il nostro corpo si è andati ben oltre la medicina tradizionale e si è arrivati a comprendere che molte di esse sono di origine psicosomatica. Alcuni studiosi di frontiera ci dicono addirittura che possiamo auto guarire perché ci siamo auto ammalati e a ben vedere senza scomodare molti dei moderni “Sciamani” basterebbe osservare alcuni animali quando si ammalano nell’atto di cibarsi di piante che gli riportano ad uno stato di salute ottimale. Anche il nostro pianeta è in grado di auto guarire nonostante le malattie a volte siano di enorme intensità.
Benissimo, quanto abbiamo finora scritto può essere considerato anche “aria fritta” -queste cose si conoscono potrebbe aggiungere qualcuno – non ci resta quindi che dire la nostra augurandoci che sia di una qualche utilità.
La chirurgia è una delle pochissime ed autoritarie branche della medicina e per questo insostituibile. Già fin dai tempi più antichi, grazie ai reperti ritrovati, veniva praticata.
Le ossa rotte, le lesioni interne, gli organi magari trascurati e quasi inutilizzabili, possono essere operati o recisi senza per questo porre fine alla vita di una persona.
Tuttavia alcuni incidenti possono menomare per sempre un uomo e dargli la morte.
Io penso che tutto questo valga anche per il nostro pianeta e quindi per i suoi abitanti.
Le probabilità che un asteroide precipiti sulla terra potrebbero essere le stesse che ad una persona gli cada un vaso in testa. In tutti e due i casi potrebbe non esserci nulla da fare e per quanto qualcuno arrivi a dire che nulla viene a caso vorrà dire che nemmeno per la Terra sarà un caso se un corpo rotondo sette stadi si troverà in rotta di collisione con essa. In poche parole se nel caso del vaso in testa ce la siamo cercata, lo stesso varrà per la Terra nel caso dell’asteroide.
Ma è doverosa una considerazione: ammettiamo che la persona alla quale è caduto un vaso in testa avesse avuto i pidocchi, anche questi se la sarebbero cercata? No perché se i pidocchi non centrano niente nemmeno noi centriamo niente con l’asteroide. Ognuno ha le sue responsabilità. I pidocchi non hanno inquinato la testa del malcapitato generando le ire funeste delle spirito che ha fatto cadere il vaso affinché “quella persona” si rompesse la testa cosicché i pidocchi avessero la loro punizione. Allo stesso modo dobbiamo pensare di noi come umani, inquinanti e destabilizzanti per il nostro pianeta che ci ospita. Tutto questo anche dopo essere diventati ormai consapevoli che Gaia, la Terra, è “Il pianeta vivente”.
Questo è quello che mi sento di dire.
Torniamo per cui alle domande che tutti si pongono per vedere se possiamo trovare ancora qualche alternativa:
A) Qual è il motivo sul quale basarsi o per comprendere se un meteorite è in rotta di collisione con la terra? B) Cosa determina questa eventualità, e infine C) come sventare l’eventuale minaccia.
Alla prima domanda rispondiamo: con l’utilizzo dei più avanzati telescopi posizionati in miriadi di luoghi sulla Terra e da Hubble il telescopio spaziale.
E’ sufficiente davvero questa strumentazione ai fini della domanda che ci siamo posti?
Potrebbe essere sufficiente come parte integrante di un intero progetto ma non da sola prova ne sia il fatto che eventuali asteroidi che si presentino da dietro la postazione del Sole non ci darebbero il tempo sufficiente a prendere eventuali provvedimenti.
Gli studi di Knight e Lomas ci parlano, come ho già detto, dei circoli megalitici come osservatori astronomici, ma vi è di più: alcuni “portali e finestre”, nomenclatura usata dai due studiosi per definire gli spazi del circolo tra una colonna e l’altra, venivano utilizzati solo ed esclusivamente per interpretare eventuali meteore che si presentavano o dall’esterno, ossia dalla postazione di Urano e Nettuno, o dall’interno, ossia dalla postazione del Sole.
Alla seconda domanda che ci chiede che cosa determini questa eventualità abbiamo già risposto abbondantemente ed anche ironicamente.
Come sventare questa minaccia?
Non sappiamo ancora esattamente quali fossero le strategie usate dagli antichi per difendersi da questo cataclisma – si fa strada l’ipotesi di frontiera secondo cui essendo probabile che la civiltà precedente la nostra (Atlantide?) fosse in qualche modo tecnologicamente avanzata doveva aver tramandato a coloro che li soppiantarono “armi” di difesa altrettanto avanzati e quindi efficienti - fatto sta che comunque una cosa la sappiamo: al tempo dei circoli megalitici gli uomini erano a conoscenza di quella variabile, cioè la possibilità che un corpo si presentasse proveniente dal Sole o dallo spazio aperto; e questo non è poco se si pensa che in un mondo tecnologicamente avanzato come lo è oggi il nostro ancora non abbiamo le idee chiare in proposito.

La fisica della coscienza o comprensione della spiritualità



LA FISICA DELLA COSCIENZA:
LA COMPRENSIONE DELLA SPIRITUALITA’

La spiritualità è una delle cose più complesse in assoluto tuttavia è anche la più discussa.
In questi tempi di grigiore assoluto, di povertà di idee, di assenza di valori, molti sono alla sua ricerca.
“Ogni volta che il mondo entra in una fase di intenso materialismo” dicono i saggi “ l’uomo ritorna alla sua ricerca per trovare la pace nell’anima”
Cercheremo attraverso le nostre ricerche di comprendere cosa sia lo spirito e perché ci abiti.



LA STORIA DI SE’

“Il Grande Potere non esisteva proprio, giacché non esisteva nemmeno un posto dove poter esistere. Un giorno però svegliatosi e presa coscienza di questa sua inesistenza decise di esistere. Da oggi sarò disse…e fu! Essente che fu si meravigliò di quell’essenza e contemplatosi si rese conto di quale manifestazione Egli potesse essere .Si era talmente espanso e ancora si stava espandendo che per via della debolezza che ne derivò gli venne sonno. Al risveglio si rese conto di essere dappertutto contemporaneamente ma che a seconda che si trovasse al centro di se o in periferia cambiavano alcune cose. Così vide due cose fondamentali: al centro possedeva tutto ed era attivo, in periferia possedeva tutto ma, era passivo, latente. Al centro c’era più tutto, caldo, energia, forza, volontà, etc, mentre in periferia pur essendoci tutto potenzialmente questo tutto tendeva alla non esistenza. Al ché disse: intravedo una strada ché dal centro va alla periferia, e viceversa che dalla periferia torna al centro Allora disse: andrò a riposare in periferia e a fare attività al centro. E così fece.
Man mano che dal centro andava verso la periferia il tutto tendeva ad essere più denso fino all’estremo, dove tutto era al massimo della densità. Chiamerò tutto ciò materia disse e tornando indietro verso il centro, mentre tutto diventava sempre meno denso fino all’estremo disse: Chiamerò tutto ciò spirito.
Contemplandosi andare dallo spirito verso la materia e dalla materia verso lo spirito vide una scia brulicante e disse: questa la chiamerò Vita.
Un giorno mentre Se stava tranquillo ad osservare notò con una gioia indescrivibile che questo brulichio si stava organizzando. Dalla periferia era come se si creassero delle leggi che dal risveglio prendevano coscienza di come superare l’enorme densità per cominciare a vibrare in qualche modo, mentre dal centro era come se si creassero delle idee che potessero in qualche modo condensarsi per potersi sempre più riconoscere e farsi riconoscere. Ogni volta che Se andava verso la periferia notava che succedeva qualcosa di singolare: era come se tutto quel brulichio si fermasse, si bloccasse, s’inibisse, anche se poi si riprendeva magari anche con più vigore. Sé disse: non posso più venire quaggiù, così si ritirò al centro al suo posto naturale.
Una volta tornato al centro notò che anche qui succedeva qualcosa di singolare: non si creavano più delle idee come accadeva prima giacché il centro contemplava se stesso.
Decise allora di mascherarsi per non farsi riconoscere. Uscì dal centro e vide che la cosa funzionava benissimo così si avviò verso la periferia…ma, la cosa lì non funzionava altrettanto bene. Per quanto si nascondesse e si ammantasse, la cosa non funzionava: ossia, funzionava fino ad un certo punto ma come poter uscire dalla densità più profonda dove Sé stentava di riconoscersi? Doveva rischiare? E se non si fosse più svegliato nel senso che non si sarebbe più riconosciuto? E poi; a che pro? Nonostante si fosse mascherato la cosa era andata bene per il centro, anche nelle zone medie, con una doppia maschera, ma nella densità più densa… Sé prese una decisione: quella di addormentarsi nella densità più densa con mille maschere e lì, vide l’inenarrabile: vide il doppio di sé e a questo si unì. Nonostante fosse il suo doppio era se stesso, e nonostante fosse se stesso era il suo doppio. Al mattino seguente Sé vide che tutto lo scibile era in cammino: la sua manifestazione era completa. Aldilà della densità più densa vide il centro, aldilà del centro, vide la densità più densa e aldilà del centro e della densità più densa vide se stesso dappertutto. Chiamerò Universo questo dappertutto disse e mondo dove i piccoli sé sono in cammino. Loro sono mé, disse ed Io sono loro. Da me sono partiti e a me ritorneranno.”

IL CAMMINO DEI PICCOLI SE’

“Sé osservava: - il brulichio s’era fatto più maturo e dalla periferia le vibrazioni erano uscite dalla materia più densa e avevano acquisito una forza ed una volontà che sembravano ubbidire ad una legge specifica. Attraverso questa legge le vibrazioni cominciarono ad aggregarsi e a modellarsi. Chiamerò tutto ciò elementi disse.
Dal centro il condensarsi delle idee seguiva un percorso e irradiava un vento impalpabile che faceva si che le forme periferiche tendessero verso la direzione del vento. Sé disse: ‘chiamerò ciò distribuzione e apprendimento.
Quando Sé contemplava vedeva che tutto era una sua manifestazione ma era possibile avere o vedere diversi aspetti di questa manifestazione. Ora vedeva tutto inglobato in sé, come se tutto fosse in un sol punto, ora vedeva come se tutto si dipartisse in punti diversi e disse: chiamerò il primo assoluto e il secondo spazio- tempo.
Nello spazio tempo tutto mutava in continuazione. La legge aveva fatto molti passi e i primi elementi avevano assunto un nuovo aspetto che Sé chiamò forme.
Sé intanto osservava che nello spazio tempo, nella direzione che procedeva verso il meno denso, dove le idee avevano assunto la direzione e che questa direzione alitava verso le forme, si stavano preparando aspetti singolari.
Nell’Universo ci sono tanti mondi ed ognuno ha le sue leggi - dice colui che scrive- quindi pur senza dimenticarci di questi parleremo principalmente di uno: la Terra.
Che bel mondo questo disse Sé contemplando gli elementi che andavano formandosi e come apprendono alla distribuzione interagendo con questa continuò. Chiamerò tutto ciò natura in movimento e le forme in movimento con la natura le chiamerò vegetali.
Gli istanti si succedevano e sempre più il mondo si ammantava e quel brulichio di vita non finiva mai di riempire Sé di una gioia immensa.
Salendo ancor più verso il meno denso la legge della natura tentava di far distaccare dallo strato su cui poggiavano alcune forme sconosciute. Il Sé mascherato più volte si stava mescolando a queste forme per far in modo che queste gli ubbidissero, ma che allo stesso modo- queste- ubbidissero anche alla legge della natura. Sé rise di gusto e disse: chiamerò tutto ciò impulso naturale. I primi impulsi naturali erano veramente goffi nel cercare di dislocarsi e perfezionandosi nella forma assunsero tecniche veramente affascinanti. Sé guardava affascinato come dal centro si fosse dipanata tutta quella matassa, e come questa attraverso il sé mascherato e le sue leggi collaborasse con l’altra legge ascendente. Stupiva come questa collaborazione si stesse evolvendo in qualcosa che fino ad allora non si sarebbe sospettata. Le nuove forme si prestavano a movimenti con tecniche che gli permettevano una gamma di spostamenti particolari.
Sé appariva inebriato nell’osservare tutto ciò e disse: chiamerò questo impulso naturale animazione, chiamerò le tecniche arti e gli spostamenti particolari via. E poi aggiunse: coloro i quali useranno queste tecniche per la via verranno chiamati animali.
Sé si fermò ora a contemplare la Terra: quante cose erano cambiate. A partire dalle rocce alcune delle quali ammantate di vegetali, questi ultimi avevano ammantato la Terra con molteplici aspetti le cui forme erano le più disparate. Ora gli animali si facevano la via attraverso questa vegetazione e di questa si crescevano.
Nel mondo tante cose erano accadute in concomitanza a quanto descritto, ma per volontà di che scrive sia gli scenari relativi alla formazione dell’atmosfera con la riguardante formazione delle acque sia le azioni devastanti a cui la terra dovette cedere non verranno richiamati se non per descriver qualcosa inerente al tema trattato.
Sé osservava come tutta questa gamma di manifestazioni separate potessero apparire tali e come invece fossero, nel loro insieme, uno- cioè Sé Stesso.
Nella successione degli eventi gli animali evolsero e così come fu per i vegetali, gli aspetti e le forme erano le più disparate. Alcuni si spostavano nell’acqua, altri nell’aria, altri ancora sulla terra; ma, tra quelli che si spostavano sulla terra tramite quattro arti, alcuni presero a farsi via con due arti soltanto.
Cosa si preparava a si tanta elevazione? Sé osservava: cosa succederà adesso? Le forze di volontà inerenti alla gioia esistente che attraverso la moltiplicazione di tutto avevano creato molteplici aspetti ora erano in grande attività. Risalendo verso l’ancor meno denso la luce stava per incontrare se stessa. Il più volte mascherato diminuì di una apparenza e l’animale eretto su due arti soltanto lo guardò dritto negli occhi precipitando a terra. Con gli arti superiori si coprì il volto e trascinandosi fuggì lontano, lontano. Sé ammutolì nel vedere quella scena e non volle perderla: - quando l’essere si riprese dall’accecante visione apparve di una bellezza e di una maestà tale che Sé nel contemplarlo disse: ti chiamerò creatura e chiamerò la tua azione riflesso. Quindi aggiunse: ogni volta che una creatura avrà simili riflessi e che questi riflessi che si ripercuotono su di se faranno scaturire in lui sia una ricerca in se stesso che nella natura circostante, questi verranno chiamati pensieri, e la creatura si fatta pensante.
Quante cose fece questa creatura pensante, evoluente dalla nuda roccia ammantata dal vento del Sé essente di se. Che cosa lo aspettava ancora? Si fece una via tra la vegetazione e mise il giogo a tutti i suoi elementi. Egli era l’incontrastato.
E crebbe, crebbe a dismisura tanto che gli elementi gli si pararono di fronte ed egli gli sfidò allora gli si parò di fronte il più volte mascherato ed egli lo sfidò. Di maschera in maschera levata egli Gli si poneva a fronte e in sfida, diventando persino più grande di statura. “Come osi sfidarmi in si fatto modo io che t’ho fatto?” Tuonò il Sé Mascherato. E lo punì per sempre
Sé osservava l’essere: ancora una volta crollato di fronte al Seppur Separato di guisa ch’egli potesse un giorno con infinita flemma compiere il compibile.
“Uomo!” Gli disse tuonando “tu compirai il percorso passando attraverso la strada che dalla nuda roccia porta agli elementi e da questi al più volte mascherato e ti inchinerai giacché questi sono tuo Padre. La maschera tra te e l’inaccessibile sarà la sfida che ti pongo perché tu mi cercherai in eterno e per varcar la porta ch’io solo potrò aprirti nudo completamente ti presenterai.”
Sé osservava: il tempo e lo spazio si stavano modificando e tutto quello che la creatura pensante aveva conquistato tendeva ora a conquistarlo. Ora temeva ogni cosa e si nascondeva.
Si scatenò una furia, la più furente in assoluto e crollò l’armonia. Quando il mascherato si levò il costume tutto precipitò.
Fu un solo istante ma per Uomo doveva sembrare un eternità.
Quante volte egli si trovò a scontare pene così immani non è dato da sapere giacché il numero non fa differenza per l’Eterno nel Tempo.
Ora Sé continua ad osservare: Tutto e tornato come prima. Ora l’Uomo sa!

L’uomo che sa è chiamato Omo Sapiens. L’uomo che sa due volte è chiamato Sapiens- Sapiens.

Quante opportunità ci verranno date non è dato di sapere. Dipende da noi! C’è qualcuno che dice che non ci verranno date altre possibilità: non credo e non è questo il problema. Il problema è comprendere quanto disse Il Sé mascherato. E’ Lui che aprirà la porta; e se non siamo completamente nudi non ci farà entrare. Fuori c’è posto come per i cani e qualche osso ogni tanto ci arriva. “Questa è una vita da cani!” Quante volte l’abbiamo detto o sentito dire eppure, siamo sempre noi a scegliere se stare fuori o se stare dentro. Certo c’è ancora tanto da fare ma, se non realizziamo la condizione di Uomo, se non varchiamo cioè quella porta non possiamo procedere.

(Da “Il Mondo Perfetto di Giovanni Cannella prossima pubblicazione)

La medicina alternativa e le sue guarigioni energetiche


LA MEDICINA ALTERNATIVA
E LE SUE
GUARIGIONI ENERGETICHE



LA COSCIENZA E LA SALUTE

+ Chiunque abbia avuto la possibilità di sostare dentro i cerchi nel grano sostiene di averne avuto grandi benefici anche in termini di salute. I motivi di tali dichiarazioni deriverebbero dall’alto valore energetico presente e quindi riscontrato all’interno di queste formazioni.
Un’ energia di alto livello sarebbe capace, secondo le nostre conoscenze, di creare negli individui delle sensazioni di benessere anche se questi nella realtà della loro vita di tutti i giorni non godono di ottima salute.
Un paragone lo si potrebbe fare, giusto per rendere l’idea, tenendo presente il risultato che si ottiene quando ci si trova in aereo ad alta quota. Ad un certo punto cessano i fastidi fisici e a volte anche i dolori per poi ripresentarsi quando l’aereo ridiscende a quote più basse. Addirittura ho sentito dire che il virus che provoca la pertosse non sopravive a quote relativamente alte.
Varrebbe la pena di scoprire che cosa siano in realtà queste alte forme di energia, da dove provengono, cosa comportano, e cosa più importante se siano disponibili per noi comuni mortali.
Tornando alle alte energie sappiamo che esistono e soprattutto pensiamo che siano a nostra disposizione; e questa è una conoscenza che si perde nella notte dei tempi.
Gli Antichi usavano curarsi tramite l’aiuto di uomini dotati di poteri che venivano riconosciuti come stregoni. Fino a poco tempo fa anche nelle zone meno civilizzate d’Italia, specialmente al Sud, esistevano uomini e donne che conoscevano l’arte del guarire. Per mezzo di erbe ritenute balsamiche e curative, medicavano qualsiasi malanno e i più anziani preferivano di gran lunga sottoporsi a tali cure piuttosto che a quelle ritenute dalla elite più moderne ed efficaci.
Personalmente ho avuto l’occasione di sentire parlare di uomo che viveva, almeno fino al 1983, all’interno di un anfratto. Questo era in grado attraverso una pozione fatta di erbe, segretissima, di curare l’artrosi deformante. Ebbi dopo tanto insistere la fortuna di conoscere una persona che riuscì a procurarmi l’impiastro fatto dalle mani di questo curatore e l’occasione di usarla su di una persona anziana che aveva consentito di provarla e che ne stava traendo beneficio se non fosse stato per la famiglia che improvvisamente si era inspiegabilmente opposta alla cura. Ricordo tra l’altro che il liquido di un colore ambrato era urticante e lasciava nelle mie mani una sensazione incredibile di calore che permaneva per parecchie ore.
In molte parti del mondo, anche se ormai sono cose che vanno scomparendo, sono tante le testimonianze di persone miracolosamente guarite dalle mani di uno “sciamano.”
“Sciamano” è un termine che secondo il vocabolario della lingua italiana significa:
- “Presso varie popolazioni indigene della Siberia e del Nord- America, individuo ritenuto dotato delle capacità di entrare in contatto con il mondo degli spiriti, di indovinare il futuro e guarire le malattie.” Se invece prendiamo un libro più specifico sull’argomento troviamo: “Lo sciamanesimo è essenzialmente una forma di spiritualità indigena legata alla visione; lo sciamano si sottopone a un viaggio visionario nel cosmo, oppure invoca gli spiriti che lo guariscono o gli concedono altri benefici per la tribù che egli rappresenta. Lo sciamanesimo si presenta dunque sotto molteplici aspetti; geograficamente lo si ritrova da un capo all’altro dell’Asia centrale e della Siberia, passando per l’Alaska e il Canada, come pure negli Stati Uniti e nell’America del Sud. Pratiche tradizionali simili si trovano anche in Australia, Europa e Africa. Generalmente uno sciamano è “chiamato” dagli spiriti che egli ha invocato, e viene iniziato alla tradizione sciamanica da uno sciamano praticante.”
Un altro appellativo comune in usanza nei paesi di madrelingua portoghese o spagnola è “curandero”. In Sardegna il nome che contraddistingue un uomo o una donna aventi le qualità di curatori è “Brusciu” o Bruscia” nomi italianizzati derivanti da “Bruja”: strega.
- L’arte del guarire è una passione; e come tale va coltivata fin dalle sue prime manifestazioni. Ci sono persone, più di altre, predisposte a questo genere di intervento, mentre altre meno disposte possono comunque imparare qualcosa che sia utile per se stessi. L’auto guarigione è infatti la capacità di entrare in sintonia con la parte profonda del proprio essere alfine di imparare a coordinare l’ energia da poter usare per curarsi.
+ “E’ possibile, tramite la messa in opera di alcuni esercizi, caricarsi di energia.” Chiunque potrebbe essere in grado di farlo, ma affinché l’energia possa essere utilizzata per scopi benefici, occorre ben altro.
- In una parabola del Vangelo si può leggere: “non è consigliabile mettere del vino nuovo in una botte che conteneva del vino vecchio senza che questa sia stata debitamente e sapientemente lavata”. Il vino nuovo, infatti, rischierebbe seriamente di guastarsi.
+ Lo stesso succede per quanto riguarda l’immissione dell’energia “nuova” dentro un corpo su cui non sia stata fatta prima l’opportuna lavanda. E’ indispensabile quindi lavare “la botte” prima, e dopo procedere al riempimento. Le prime volte che provai a caricarmi di energia senza aver usato preventivamente questo tipo di cautela, accaddero delle cose abbastanza disarmoniche.
Considerare di poter lavare una botte non è così difficile e anche il meno accorto potrebbe riuscirci ma, se decidessimo di “lavare” il nostro involucro fisico che cosa dovremmo fare?
- Intanto cominciamo a dire che al termine “lavare” corrisponde il termine purificare. Vuotare è tuttavia il termine che si presta meglio al senso del ragionamento che faremo perché nell’atto di purificarsi è corrisposta veramente l’azione di vuotare qualcosa per essere riempita di altro.
+ “Se potessimo scegliere un posto dove effettuare queste esercitazioni opterei per una zona di campagna che non sia ne troppo occlusa dagli alberi, ne troppo assolata. All’ombra di un albero, all’alba o al tramonto, sarebbe il massimo. Dentro casa va benissimo lo stesso; è molto meglio se si è soli in una stanza o in compagnia di un'altra persona che si esercita con noi. La prima cosa importane è tenere a mente lo scopo del nostro addestramento e perseguirlo fino alla fine con la giusta concentrazione. Dopodiché inizieremo a saltellare cercando di rendere le parti del corpo più rilasciate possibili visualizzando nel ritmo dei saltelli l’energia vecchia che ci abbandona. Le braccia rilasciate lungo i fianchi faranno dei movimenti come per scrollarsi di dosso qualcosa e successivamente ogni parte del corpo seguirà quell’intento.
- Il compito é scrollarci di dosso la vecchia energia.
+ Aumenteremo man mano il ritmo e cercheremo di stancarci, sempre di più in maniera proporzionale al tempo. L’energia vecchia potrebbe uscire anche dalla bocca quindi diamogli fiato facendo uscire aria, frasi, anche sconnesse, non importa! Molti ed immediati potrebbero risultare i procedimenti; a qualcuno potrebbe venir voglia di urlare: allora urli, di piangere: allora pianga, di fare boccacce: allora faccia le boccacce. Comunque, in qualsiasi modo, la vecchia energia chieda di uscire, assecondatela. Quando sarete veramente stanchi lasciatevi cadere per terra e rilassatevi.
- Se vi trovate in campagna cercate di ascoltare la voce della natura, se siete in casa ascoltate il silenzio oppure qualche musica soave che preventivamente avevate programmato.
+ Nel rilassarvi, se siete in campagna, sappiate che gli alberi, i cespugli, i fiori, gli uccelli, gli insetti; tutto, concorre alla vostra ricarica. Siate quindi riconoscenti sentendovi con loro in sintonia e più che amici.
- Se siete in casa, ascoltate il vostro cuore, perché è in quella zona che si trova l’accesso per la fonte d’ energia che vi ricaricherà completamente.
+ Sentite e fatte caso all’energia nuova che sale dappertutto ed inonda il vostro corpo. Se ci riuscite visualizzatela come una luce lattiginosa. In tutto questo processo che inizierà una trentina di secondi dopo che stanchissimi vi siete abbandonati per terra, tenete conto del respiro; l’energia nuova sale anche attraverso il naso, quindi cercate di seguirla accompagnando ogni inspirazione ad ogni espirazione. Quando il processo sarà terminato, quando sentirete il corpo rilassatissimo,che si sta raffreddando, alzatevi molto lentamente. Prima mettetevi seduti e solo successivamente alzatevi in piedi. Noterete, subito dopo esservi avvicinati alle persone, ai genitori, agli amici, etc., di avere più consapevolezza di quello che vi sta intorno e vedrete gli altri che vi guarderanno con un aria diversa; come se vi stessero ammirando in qualche modo.
- Inconsciamente succede che le persone più cariche attraggono quelle più deboli per effetto della compensazione o se preferite per il principio dei vasi comunicanti.
+ I grandi guaritori: gli sciamani, i curanderos, i Bruji e le bruje, sono diventati tali solo dopo molto tempo; dopo anni e anni di esercitazioni.
- Una volta compreso il meccanismo della purificazione e dell’immissione della nuova energia è molto importante desiderare ardentemente di essere utile a se stessi e agli altri.
+ Perché dovremo desiderarlo?
- Perché in realtà il fatto di poter guarire è di per se una missione e per svolgere una missione occorre essere motivati. “La motivazione è l’intimo desiderio di essere utili e di prestare servizio senza aver niente in cambio.”
+ In realtà non è vero che non otterremo niente in cambio; perché ogni volta che daremo qualcosa di “noi” a qualcuno, saremo ricaricati nuovamente e misteriosamente.
- Se saremo sinceri, se davvero sentiremo l’intimo desiderio di aiutare noi stessi e gli altri, qualcosa si metterà in moto da se. Non abbiate il minimo dubbio.
+ Ripetendo le esercitazioni sentiremo ed impareremo ogni volta qualcosa in più rispetto le volte precedenti. Cosa dobbiamo aspettarci realmente?
- Possiamo incamerare tanta energia quanto ne serve allo scopo che ci siamo prefissi, ma gli scopi devono essere rigorosamente altruisti. (anche voler guarire se stessi viene considerato altruismo) Ogni scopo egoistico, ogni azione che considera un ritorno di immagine o gratificazione personale, è destinato al fallimento con annessi e connessi.
+L’energia pilotata a scopi egoistici infatti si ritorcerà contro di voi e saranno guai seri. Questa non vuole essere una minaccia ma, solo il sincero avvertimento di chi conosce le conseguenze.
Quando incameriamo l’energia, non ci rendiamo conto del suo potere, ed è per questo che gli “Uomini Medicina” delle tribù di pellerossa si affidano al Grande Spirito “Wacan Tanka” affinché sia Lui ad agire attraverso lo sciamano.
Questi sono alcuni esempi di preghiere pronunciate da questi “uomini sacri”, Indiani d’America, per favorirsi l’aiuto del Grande Spirito:
“ O mio Progenitore Wacan Tanka, Tu sei tutto. O Wacan Tanka, Padre mio, tutte le cose ti appartengono! Sto per posare la tua erba su questo fuoco. La sua fragranza appartiene a te.”
“ O Wacan Tanka, Padre mio, mio progenitore, Tu vieni prima di tutto e Tu sei sempre stato! Volgi il tuo sguardo su questo giovane dalla mente turbata. Egli desidera percorrere il sacro sentiero. Ti offrirà questa pipa. Abbi misericordia di lui e aiutalo! Le quattro Potenze e l’Universo intero verranno introdotti nel fornello della pipa e allora questo giovane te la offrirà, per intercessione degli alati e di tutte le cose.
Il primo a essere messo nella pipa sei Tu, o alata Potenza del luogo in cui tramonta il sole. Tu e i tuoi presidi siete antichi e sacri: Guarda! C’è un posto per te nella pipa; aiutaci con i tuoi due giorni sacri rossi e blù.”
Un Indiano d’America della “ruota di medicina”, un curandero o uno sciamano sono in grado per mezzo dell’intercessione del Grande Spirito, Dio, di incamerare tanta di quella energia da smuovere una montagna dalle fondamenta; immaginate quindi cosa potrebbe succedere se questa energia vi si ritorcesse contro. Ne verreste semplicemente devastati e potreste diventare pazzi per tutto il resto della vita. Quindi…”non scherzate con l’energia”.
Detto questo, certo di essermi ben spiegato, andiamo avanti.
Con l’allenamento riuscirete a riconoscere, a controllare, e a trasferire l’energia. La forza che riuscirete ad assumere all’interno di voi, all’inizio, sarà relativamente poca, meno male, ma sarà sufficiente per essere riconosciuta ed usata. Il potere di questa forza è principalmente quello di armonizzare.
- “La malattia è essenzialmente disarmonia” e questo concetto lo dovrete fare vostro perché mai potrà non essere ricordato. I conflitti e le patologie del pianeta sono solo ed esclusivamente indice di una grande disarmonia. La forza, l’energia che avete accumulato, ha il poter di ricreare armonia laddove questa è venuta a mancare.
+ Trasferire l’energia da una persona “carica” ad una disarmonica è tecnicamente facile. Basterà posizionarsi di fronte al “ricevente” ed imporre le mani, senza necessariamente toccarlo, nella zona che si desidera guarire. Questo vale anche per quel che riguarda l’auto guarigione. In questo caso sarà necessario posare le vostre mani laddove volete ripristinare l’energia tenendo presente che sarà molto utile inspirare nell’atto di ricevere energia ed espirare nell’atto di concentrare l’energia nel punto stabilito. Vi ho appena detto che è tecnicamente facile, ma non vi ho detto che potreste non riuscirvi subito. Infatti potrebbe succedere che nell’atto del “dare” potreste risultare “bloccati.” Cosa intendo dire? Che mentalmente, ad un livello molto sottile, quasi inconsciamente, potreste meditare di non essere in grado di operare e quindi di non riuscire nell’intento e questo naturalmente potrebbe impedire all’energia di potersi trasferire. Per questo motivo raccomando, innanzitutto, la fiducia in quel che si sta facendo; il desiderio e l’assoluto altruismo.
- La spiritualità ha un suo rigore e a differenza della religione non vi impone nulla. Essa richiede però una sincerità di base che non potrà mai essere elusa.
+ State diventando dei “piccoli” conoscitori della terapia; più passerà il tempo e più tutto vi sarà chiaro.
Quello su cui vorrei soffermarmi adesso riguarda i concetti di armonia e disarmonia.
L’Universo è soprattutto organizzazione e programmazione. Questa pianificazione fa si che tutto contribuisca al tutto.
- Un ecosistema funziona allo stesso modo. Tutto quello che è pianificato, ideato, ha una sua legge armonica che ci dice che “quello è stato creato per essere quello” e per essere e rimanere “quello” deve sottostare a delle regole che lo garantiscano in quanto tale.
“La disposizione degli atomi che compongono un sistema fa si che questo si comporti in un modo e non in un altro”; lo stesso dicasi per quanto riguarda qualsiasi altra particella fisica esistente all’interno del corpo in esame. “Quando ognuna di queste particelle rispetta il proprio compito vige una caratteristica che chiameremo armonia.”
“Qualora nel sistema in questione arrivasse a crearsi un’anomalia sarà come se venisse a mancare l’armonia adatta al suo buon funzionamento.” “Un cattivo funzionamento, a discapito di qualsiasi organismo, fa si che questo degeneri, nel tempo, fino alla fine del funzionamento stesso.” Se intervenissimo in tempo a ripristinare qualsiasi anomalia potremo salvare qualunque apparato. Più tempo faremo passare, più problemi ci sarebbero e quindi meno possibilità d’intervenire positivamente.
+ Questo ci introdurrà al seguente concetto: “la malattia e i suoi gradi di serietà.”
- “E’ un’anomalia l’inizio di qualsiasi disturbo.” Potremo dire che questa deviazione dalla norma, sé corretta in tempo, cioè il prima possibile, riduce quasi a zero la possibilità che questa stessa possa radicarsi. Perché per mezzo dell’energia che abbiamo imparato a controllare saremmo in grado di ripristinare la zona malata? Perché la forza, l’energia, è di per se pura; e quindi armonica. Essendo armonica cioè “a banda positiva”, andrà magneticamente a riposizionare le particelle più elementari, riattivando la precedente loro caratteristica. Più tardi riusciremo ad intervenire, più problematico potrebbe risultare l’aiuto. Bisogna, comunque, essere fiduciosi perché un apporto energetico comincia a lavorare all’interno di un sistema malato ripristinandolo progressivamente.
+ Allora i nostri interventi potrebbero risultare più efficaci sé ripetuti più volte nell’arco della malattia. Chissà se qualcuno avrà mai sentito dire che il nostro essere vivente, più complesso di quanto si possa credere, è fatto “a cipolla.” Questo è un concetto che serve a semplificare le cose. In poche parole questo significa che: visto complessivamente, cioè con tutte le sue caratteristiche: astrali, emozionali e fisiche, è fatto a strati. Così come sotto il primo strato di cipolla si nasconde una cipolla più piccola e sotto il secondo strato una più piccola ancora - fino ad arrivare al suo centro- allo stesso modo si può concepire il nostro corpo. Gli strati più esterni, detti sottili, sono quelli che dal corpo fisico si estendono verso l’esterno - lo strato più esterno è detto astrale- altri strati più emozionali risiedono invece a partire dal corpo fisico verso l’interno.
- Per questo l’anima risulta essere il “germe” di questo complesso. Essendo racchiusa all’interno di tutti gli strati, potrà essere così protetta.
+ In India vari Maestri ci hanno comunicato che qualsiasi malattia, prima di pervenire nel corpo fisico, soggiorna nei corpi più sottili. Con questo ci hanno voluto far sapere che sarebbe molto più facile intervenire subito, anche con una semplice meditazione, al fine di poterla allontanare tranquillamente, prima che questa penetri negli strati più interni peggiorando gradualmente le cose. Essi sostengono che quando una malattia sia giunta fino a toccare l’anima del malato, gli resti ben poco tempo da vivere.
- Una cosa importante da tenere in considerazione è il rilassamento. Tramite l’abbandono totale possiamo trovare la nostra centratura. Al fine di una guarigione la centratura del nostro essere sarà indispensabile. Nel caso la guarigione derivi da un eventuale aiuto: per esempio un guaritore; entrambe le persone impegnate: il curante e l’assistito; dovrebbero essere centrati del nel proprio essere.
+ Cosa intendiamo dire?
- Per mezzo del rilassamento è possibile permettere alla nostra attenzione di verificare quanto le membra, i muscoli, si stiano adagiando. Seguendo questa prassi potremo renderci conto che anche il respiro cambia; anche il battito cardiaco cambia. Quando il rilassamento sarà completato, quando cioè tutto quel che si doveva distendere si è disteso, la nostra attenzione potrà trovare “rifugio” in un punto che si trova dietro il cuore. Una volta localizzata questa posizione; noi potremo entrare “ la dentro” e sentirci al sicuro. La sensazione che si avrà quando si sarà “ la dentro” è di vera pace: si avrà l’impressione, come spesso si sente dire, di essere finalmente giunti a casa.
Quando s’impara a centrarsi, si desidera soltanto questo: essere in pace. Col tempo si imparerà il procedimento e si potrà essere centrati in qualsiasi momento della giornata, se lo si vorrà.
+ Benissimo! ma, torniamo alla guarigione. Capite adesso perché è indispensabile essere centrati durante la terapia?
- In questo modo semplificheremo tutte le cose e il nostro obbiettivo sarà così garantito. “La centratura è la casa del figlio in contatto col Padre.”
+ Imparare a concentrarsi richiede il suo tempo e questo tempo conviene prenderselo tutto. Ricordate tutte le cose di cui abbiamo parlato: nessuna esclude l’altra; per cui potrete iniziare non appena vi sentirete disponibili. Potrete iniziare ad esercitarvi con l’energia: avrete la capacità di riconoscere le fasi del rilassamento, della respirazione, e tutte queste cose cresceranno nel tempo e vi daranno enormi soddisfazioni.
Per quanto riguarda la respirazione esistono testi specifici (solitamente collegati allo yoga)che insegnano varie tecniche. Per quanto riguarda i nostri propositi non possiamo non tenere in considerazione questo aspetto perché ha la sua importanza. Allora perché, direte, anziché consigliarci un testo non ne parliamo?
- A dire il vero la respirazione così come l’energia va manipolata con molta precauzione e se non avete vicino un esperto potreste rischiare dei seri pericoli.
+ Le tecniche di respirazione sono in realtà il motore per arricchire il nostro corpo dell’energia necessaria alla terapia.
Consideriamo comunque che: per quanto esistano testi anche ben fatti, in materia, i maestri di yoga insegnano la tecnica di respirazione (Pranajama)*, soltanto ai discepoli che frequentano i corsi di yoga da parecchio tempo.
*Prana: è l’energia che permea l’universo a tutti i livelli. E’ energia fisica, mentale, intellettuale, sessuale, spirituale, e cosmica. Tutte le energie vibranti sono prana. Yama: è un termine collettivo che designa i comandamenti morali universali)
Per imparare a dirigere e trasferire l’energia noi useremo perciò soltanto il respiro”tradizionale” riveduto e corretto. Imparare a respirare correttamente è già un passo da giganti.
I grandi maestri, che praticano guarigioni a distanza, che provano cioè a guarire persino intere regioni da mali definiti incurabili, hanno bisogno di convogliare parecchia energia; ed è per questo motivo che ricorrono a tecniche di respirazione tramandate dagli Anziani.
E’ interessante sapere tutto questo ma, per il momento, visto e considerato che ci troviamo ad un primo approccio, a noi non serve.
Per respirare correttamente vi suggerisco alcune delle tecniche che ho sperimentato di persona e che per un occidentale sono già abbastanza: “Distesi con la schiena a terra, supini, rilassatevi facendo inizialmente due bei respiri normali; profondi. Secondariamente con le braccia lungo i fianchi e con gli occhi chiusi (per non distrarvi) eliminate tutta l’aria presente nel corpo attraverso il naso e rimanete fermi senza respirare per due o tre secondi.
Dopodiché iniziate molto lentamente ad inspirare seguendo con la vostra attenzione l’aria inalata fino a che questa si collochi giù nel ventre che comincia per questo a dilatarsi. Continuando ad inspirare lentamente sarà la volta dei polmoni inferiori che cominceranno ad espandersi e infine sempre continuando ad inspirare riempirete la parte alta dei polmoni. A questo punto fermate il respiro per quattro cinque secondi ed espirate compiendo al contrario il percorso fino ad aver vuotato il ventre.
Sembra una cosa lunghissima ma è un esercizio che in tutto non dovrebbe superare i venti, massimo venticinque secondi. Naturalmente con l’esperienza, dopo uno due anni, potrete aumentare di uno, due secondi i tempi di fermo d’aria. Non provate a fare esperimenti strani senza avere la consapevolezza di quello che fate. Lo stesso tipo di respirazione si può fare anche seduti a gambe incrociate. In questo caso, ad occhi aperti, disponetevi di fronte ad un muro, oppure ad un albero. Per facilitare la vostra concentrazione attaccate sul muro o sull’albero, all’altezza dei vostri occhi, un pezzettino di carta bianca, rotondo, di un centimetro o due di diametro e fissate quel punto mentre fate l’esercizio .
Tutte le respirazioni si possono fare ad occhi aperti, nessun medico lo sconsiglia, ma la mente, che tende a distrarsi con tutto, può facilmente perdersi a rincorrere formiche o quant’altro.
Ripetete gli esercizi tutte le volte che avete tempo e che lo desiderate. Questo porta ad una cosa sola e decisamente importante: imparare a respirare correttamente.
Tutto quello di cui abbiamo parlato, che rende possibile la terapia, andrà inevitabilmente ad instaurarsi dentro ciascuno di voi nel tempo e questo non potrà che migliorare subito la vostra salute. Tutti gli esercizi di cui abbiamo parlato realizzano una salvaguardia alle malattie e ci tengono svegli, in forma e soprattutto contenti.


( Tratto da “Il Mondo perfetto” di Giovanni Cannella prossima pubblicazione)

Archeoatronomia


ARCHEOASTRONOMIA

Secondo nuove ricerche i popoli che abitarono la Sardegna a partire dall’ultima glaciazione non sarebbero assolutamente quelli attribuiti dalla storia tradizionale.
Ricerche di confine ma non solo si stanno intrecciando facendo emergere uno scenario molto diverso.
Cercheremo attraverso le nostre ricerche di fare una sintesi di quanto sta venendo a galla negli ultimi anni esponendo infine la nostra teoria.

UN SUSSEGUIRSI DI NOTIZIE

Sono passati ormai cinque anni da quando mi capitò di leggere un intervista rilasciata dal giornalista Sergio Frau ad un periodico di miti e civiltà scomparse. Egli dichiarava che, secondo i suoi studi, la Sardegna sarebbe stata la mitica Atlantide. Una notizia, ricordiamo, che ben presto fece il giro del mondo. Pubblicò il libro “Le Colonne d’Ercole”, un libro di seicentocinquanta pagine di episodi storici relativi agli anni presi in esame dove l’autore si divertiva a “mettere agli atti” tutte le incongruenze frutto a suo dire dell’incompetenza dei trascrittori spesso privi di qualsivoglia nozione dell’effettiva realtà. Il libro chiudeva con la “denuncia” più sostanziosa chiedendosi cosa ci facesse tutto quel fango nella pianura del Campidano. Da allora altri studiosi, scrittori, hanno espresso interessanti, nuove e diverse ipotesi pubblicando libri sull’Isola. Segno dei tempi.
Ricordiamo Danilo Scintu in “Le Torri del Cielo” dove l’autore cercò di dimostrare la vera natura dei nuraghi con ipotesi circostanziate. Ricordiamo Gian Giacomo Pisu ne “La Flotta Shardana” dove autorevolmente, vista la sua posizione di capitano di lungo corso, conoscitore quindi delle navi, cercò di dimostrare come i sardi oltre a saper navigare viaggiarono in lungo e in largo nel bacino del Mediterraneo con navi di altissima qualità, quando altre civiltà più blasonate di questa non erano in grado di costruire nemmeno qualcosa che gli somigliasse minimamente. Ricordiamo Mauro Aresu in “Uomo Terra” dove grazie alle sue doti di rabdomante è riuscito a dimostrare come i sardi sapessero riconoscere i luoghi con alte densità di magnetismo ove edificare luoghi di culto per essere usati a scopo terapeutico dando prova nelle sue descrizioni di una conoscenza altrettanto non indifferente. Ricordiamo Leonardo Melis in “Shardana -I Popoli del mare” un libro affascinante che vuole dimostrare, attraverso le sue ipotesi di studio, che tra i Popoli del Mare gli Shardana furono quelli provenienti dalla Sardegna, elencando le loro gesta, le loro imprese storiche che non sono mai state riconosciute dalla storia accademica. Ricordiamo infine il più anziano e ormai deceduto appassionato di storie antiche sulla Sardegna: il Prof. Raimondo De muro che, nel suo “I Racconti della Nuraghelogia” (Sos contos de sa Nuraghia), tratto da un’epopea di circa mille pagine, ha arricchito il lettore e nella fattispecie il sottoscritto, delle più affascinanti novelle tratte da antiche testimonianze, che restituiscono l’Isola alla realtà, quella dimenticata, quella oggi tanto ricercata.

Cosa sta succedendo? Ci stiamo svegliando? O è bastato il fatto che “uno” ha avuto il coraggio di “dare il La” per iniziare questo storico percorso risanatore?
Una domanda non esclude l’altra, per cui la risposta, secondo il sottoscritto, è che essendo maturi i tempi per tali riflessioni ed essendo colui che per primo ha avuto il coraggio di esprimersi un giornalista di rilevanza nazionale, quindi per abitudini ragionevoli meno determinato dei suoi conterranei, ha sicuramente dato l’esempio.
Prendiamone atto! Sta di fatto che comunque qualcosa si è mosso. Meno male.

LA TERRA DEGLI DEI” “Il libro cui ho lavorato da tempo è ormai giunto alla stesura finale...”. Questo è l’inizio dell’articolo apparso su “Archeomisteri” nell’Ottobre 2004. Dopodiché visti i risultati di alcune ricerche fatte dal sottoscritto, ho preferito prender tempo ed aspettare ulteriormente prima di pubblicare il libro.
Ufologo appassionato, collaboratore del CUN (Centro Ufologico Nazionale)e vice coordinatore della sezione sarda dello stesso centro, ho avuto fin dalla più tenera età il sospetto che la storia così come l’avevamo studiata dalle scuole elementari in poi non fosse coerente con le sensazioni più profonde che segnavano le mie ricerche nei siti più arcaici della nostra isola. Tanto più che queste ricerche venivano fatte sul campo, nel senso che spesso e volentieri solevo camminare per giorni e giorni da un sito a l’altro addormentandomi addirittura quando al sole, ormai tramontato da un pezzo, sopraggiungeva l’oscurità. Questo perché avevo imparato a vivere le esperienze “con tutto me stesso” diversamente da alcuni studiosi che ahimè essendo troppo affezionati ai libri non riuscivano a fare due passi a piedi.
Ricordo mio padre, artista, pittore degli anni ’60 e ’70, che nel disegnare il paesaggio sardo aveva la consuetudine di ombreggiare di un blù particolarmente elettrico l’aura delle montagne. “Facci caso” mi diceva “se socchiudi gli occhi mezz’ora o un’ora dopo il tramonto, noterai che quello che vedi nei quadri è reale”. Lo constatai eccome!
La Sardegna ha un magnetismo pazzesco e nessun luogo d’Italia, d’Europa, che ho visitato, comprese le isole Canarie, possiede questa forte caratteristica di presentare detta particolare colorazione tra il cielo e le montagne.
Mi chiedo: pensate forse, dopo tutto quello che si legge oggi a proposito dell’intelligenza e della conoscenza dei popoli antichi, che quest’aspetto possa essere loro sfuggito? Credo proprio di no!
Nel libro, che a questo punto spero di pubblicare al più presto, descrivo questo mio pellegrinare tra i nuraghi e tra le rovine di un tempo e avendo letto ed ascoltato pareri di autori diversi - a proposito del tempo che fu - solo alcuni mi sono sembrati degni di una certa considerazione. Una considerazione di stampo ufologico intendiamoci, di quelle che fanno storcere il naso agli accademici e a tutta quella schiera di persone che non vogliono prendere atto della possibilità che possa esistere altro; ma tant’è.
Studiosi del calibro di Zecharia Sitchin tanto per intenderci che attraverso gli studi sulle antichità su mere è riuscito, a tradurre miriadi di tavolette d’argilla ritrovate presso quei siti e diversi testi risalenti al periodo precedente il “diluvio”, e a convincermi delle sue ipotesi che sono più che pure supposizioni.
Uno studio così approfondito così terribilmente vicino alla nostra “sardità” che non può esimerti a fare certe considerazioni e a vagliare alcune ipotesi interessanti per quanto azzardate possano sembrare.
Poi, quando meno te lo aspetti, quando il tuo libro è giunto alle conclusioni, ecco altro materiale interessante; diverso, ma sostanzialmente uguale.
Allora sei li a chiederti se gli Dei vengano considerati tali in quanto abitanti del “Cielo”, o seppure siano persone in grado di fare cose di cui noi nemmeno ci sogniamo.
Ecco allora Zecharia Sitchin a confronto con Cristopher Knight e Robert Lomas per cercare di meritarsi il premio di “Quale teoria si sposa di più per cercare d’interpretare la storia antica della Sardegna”? Ma a me i premi alla fine non interessano affatto ed è per questo motivo che, nell’esporre e nel valutare le ipotesi riconducibili alla più antica storia sella Sardegna seguendo le tracce di ciascuna delle due teorie, trovo una conclusione che taglia la testa al toro: - in entrambi i casi la Sardegna risulterà essere comunque “La Terra degli Dei”.

LE DUE IPOTESI
Zecharia Sitchin

L’ipotesi relativa agli studi di Zecharia Sitchin mette l’accento sul fatto che abitanti di un pianeta a noi sconosciuto - ma ben noto dai Sumeri - orbitante intorno alla nostra Stella in un periodo di 3600 anni, sia la sede degli Dei. Le prove di ciò sarebbero palesi sia nelle già citate tavolette, che in alcuni dei testi sacri, tra cui l’Opera di Gilgamesh, la Bibbia sumera. Questi dei avrebbero, come potremmo fare noi terrestri oggi in un pianeta che ne consentisse l’esperienza, selezionato alcuni ominidi preesistenti sulla Terra fino a farli diventare nel tempo “Adami ed Eve”, tanto per intenderci.
La selezione, che all’inizio durò decine di migliaia di anni, sarebbe servita per clonare un essere che lavorasse al loro posto ed avvenne grazie al tempo che giocava in loro favore. Infatti, visto che un anno loro durava 3600 anni a confronto di quello terrestre, questo gli garantiva il tempo necessario per sperimentare diversi tipi di clonazione fino alla realizzazione del primo essere lavoratore e schiavo: il“Lulu”. Successivamente gli Dei provarono ad ottenere qualcosa di più completo facendo accoppiare il “miglior” prodotto ottenuto dalla clonazione dei preominidi con uno della loro specie e deità.
Il nome del pianeta, citato dai sumeri, è Marduk, ma è noto più comunemente con il termine Nibiru. Gli Dei in questione chiamati dai sumeri “Annunaki” sarebbero quelli conosciuti con il nome di: ANU (il Padre) ENKI ed ENLIL (i Figli) più altri noti: UTU-SHAMASH –MARDUK- ANTU- NINHARSAG-SIN- NINMAH- NINURTA.
Secondo lo scrittore il teatro dove avvennero i fatti, dove gli dei si stanziarono per la prima volta 250000 anni fa fu la regione che oggi viene chiamata Iraq, l’Eden. Ma questa non fu la sola regione implicata, perché in epoche successive Questi si stanziarono, per motivi logistici, più a sud e cioè nella regione palestinese.
Altri studiosi prendono atto per esempio che questi “Paradisi” dovettero essere una consuetudine datata nel tempo e pensano siano diversi i siti dove questi furono realizzati. Tra i tanti figurerebbe anche parte dell’America Latina.
E’ possibile che la Sardegna fu uno di questi siti?
Ora secondo gli studi di un sardo, Angelo Rusani- Doppiu , che ho conosciuto, i sumeri sbarcarono in Sardegna quando lotte intestine li costrinsero a rifugiarsi altrove. Le prove di questo sbarco e la loro permanenza nell’Isola non lasciano dubbi, almeno secondo la mia valutazione. Tanti sono poi gli usi e costumi comuni ad iniziare dal modo di costruire le case con paglia e argilla, alla transumanza delle greggi fino ai modi di interpretare gli sposalizi. Ci sono poi da considerare i toponimi, le varie nomenclature, insomma una miriade di coincidenze che danno prova di questo avvenimento. Anche i tempi potrebbero coincidere, se si tenesse conto di possibili errori di valutazione.
Non è improbabile, allora, visto e considerato che moltissimi tasselli sembrano trovare la loro giusta collocazione in questo puzzle, che anche la Sardegna così bella, così verdeggiante a quei tempi, così ricca di metalli, fosse stata presa in considerazione per edificarvi l’ennesimo “Paradiso Terrestre”. Questo racconta il libro “Terra degli Dei”con dovizia di dettagli a volte, forse, troppo “belli per essere veri”.


C. Knight & R. Lomas

Le teorie di questi due ricercatori e scrittori sono molto convincenti. Nel campo degli studi sul megalitico penso costituiscano ciò che di più “moderno” si possa trovare. Nessuno che io sappia si è spinto così audacemente da destare un così grande interesse e probabilmente anche un grande consenso. Sta di fatto che dal mio punto di vista, sia esso autorevole o meno- per me non fa la differenza- hanno dato un contributo alla ricerca veramente notevole. Hanno pubblicato diversi libri, ma quello che ha suscitato il maggior interesse, almeno per quanto concerne l’archeoastronomia, è “La Civiltà scomparsa di Uriel”.
A detta dei due saggisti, che hanno avuto modo di studiare accuratamente l’Irlanda, i circoli megalitici li presenti si dimostrerebbero essere delle “macchine astronomiche” capaci di individuare i corpi meteorici provenienti dal cielo in eventuale rotta di collisione con il nostro pianeta.
Il popolo che ragionò su questi fondamenti, secondo i rilevamenti effettuati dagli studiosi, risulterebbe essere molto progredito nell’aritmetica e portatore di nozioni che non possono essersi sviluppate se non nel corso di diverse generazioni. Knight & Lomas lo hanno battezzato “Il popolo della ceramica a solchi” per via della peculiarità in loro intrinseca di saper lavorare ed incidere anche sul duro con attrezzature di un metallo che in quel tempo non sarebbe dovuto esistere. Questo grossomodo il senso del nome conferitogli. Ma sono diverse le capacità di questo popolo- manifestatosi probabilmente a partire dal 7600 A.C. - che non si limita alle lavorazioni, e che per quanto entusiasmanti possano queste apparire, non sono nulla a confronto delle conoscenze sul “cielo” e le sue leggi.
Uno degli uomini più in vista, che doveva essere una specie di portavoce del loro capo, pare fosse un certo Uriel. Di lui se ne parla nel libro di Enoch che lo enuncerebbe come L’Angelo Uriele con il quale si incontrò per ricevere “istruzioni” per il suo popolo.
Ora bisognerà fare una digressione per capire alcuni concetti secondo nuovi punti di vista.
Inizieremo col dire che gli Angeli potrebbero essere terrestri molto evoluti- come sostengono altri studiosi-che per le loro capacità considerate misteriose, hanno portato la gente comune a credere che questi fossero Dei. Prova ne sia un “passaggio”scritto in alcuni libri sacri sull’atteggiamento che ebbe Enoch trovandosi al cospetto di Dio.
Dal momento che l’incontro tra Enoch e l’Angelo Uriele è un fatto scritto, è possibile che si stesse parlando del “Dio” di questo popolo. “Enoch fu trasportato nei cieli” così recita più o meno lo scritto, “Egli si trovò al cospetto di Dio in persona cadendo prostrato ai suoi piedi”. Questo racconto, frutto degli scribi del tempo, da l’idea della religiosità e della riverenza comune nella popolazione sumero akkadica.
Bisognerebbe allora domandarsi come avvenne l’avventura che vide Enoch trasportato
“nei cieli” e supporre che questi cieli fossero la residenza di questo popolo, come, ripeto, sostengono alcuni studiosi di frontiera e che si collocassero in regioni terrestri inaccessibili.
Knight & Lomas sostengono che questa regione specifica, visitata da Enoch, fosse l’Irlanda ed il luogo dove avvenne “l’incontro” fosse “Newgrange”, un tempio interamente fatto di ciottolato di quarzo bianco sia all’esterno che all’interno. Trovandosi l’Irlanda in quel tempo interamente sotto i ghiacci, suggestiva dovette essere l’impressione che ebbe Enoch di fronte ad un tempio tutto di quarzo bianco, collocato sul ghiaccio - che è bianco- e tutto circondato di fiaccole e fiamme all’esterno e di fiamme e di lumi all’interno. Se poi vi giunse di notte, come è probabile, lo scenario dovette mozzarli il fiato.
Detto ciò mi sono chiesto: Chi erano questi uomini? Da dove provenivano? Perché rispetto agli altri erano così progrediti?
Una sola è la risposta: “Questo popolo aveva qualcosa a che fare con quella civiltà precedentemente scomparsa, quella più misteriosa, la più discussa e blasonata se non la più inflazionata:“Atlantide”.
“Enoch allora incontrò gli atlantidei?”
Non proprio. E’ molto probabile, infatti, dal momento che ci troviamo in un periodo storico che va dal 5500 al 3500 A.C., che questo popolo detto “della ceramica a solchi” sia la riorganizzazione di quella che fu la popolazione atlantidea.
Mi spiego meglio: “Se Enoch avesse incontrato gli atlantidei ci saremmo trovati in una data molto precedente a quella che abbiamo indicato”; sappiamo infatti, dai racconti di Platone, che questa scomparve intorno al 9600A.C.
La mia teoria si basa su un concetto molto particolare: Atlantide non era un continente relegato ad una sola isola – anche se il fulcro di questa civiltà poteva collocarsi benissimo in un territorio isolato- bensì una civiltà avente appendici sparse un po’ ovunque. Come l’Impero Romano.
Se questa ipotesi fosse esatta, a questo punto, il popolo della ceramica a solchi costituirebbe un ceppo riorganizzato che visse a partire dalla distruzione di Atlantide. Una generazione sostanzialmente proveniente dai sopravissuti della civiltà di cui parla Platone.
A questo punto ecco il connubio con la Sardegna: Atlantide era sicuramente un isola o un continente, ma era la capitale di una civiltà ben più vasta. Scomparsa la capitale, inabissatasi, caduto in pratica il governo, i complementi di detta civiltà si sfaldarono. Alcuni di questi imbarbarirono, altri, magari, ebbero miglior sorte.
Il popolo della ceramica a solchi, che ho ribattezzato col nome di “Nuovi atlantidei”, si originò probabilmente da uno dei ceppi che ebbe la meglio, che conservò la scienza tramandata dai Padri e che attraverso le generazioni successive poté dare quei risultati di cui ci parlano Knight & Lomas nelle loro ricerche.
Ora è possibile che essendo la Sardegna così bella e fiorente, ricca di metalli e di chissà cos’altro, fosse parte della civiltà scomparsa?
Cosa potrebbe essere successo all’eventuale popolazione sarda appartenuta al “Regno di Atlantide”? Imbarbarì? Oppure si disunì?
Secondo le mie osservazioni le ceramiche ritrovate nella grotta verde di Alghero hanno qualcosa di familiare con quelle facenti parte del popolo della ceramica a solchi di stanza al nord delle isole britanniche. La cosiddetta ceramica cardiale somiglia a quella irlandese a solchi e anche “certe date” possono coincidere.
Cercherò di fare più chiarezza.
Dal momento che, attraverso gli osservatori astronomici- costituiti dai circoli megalitici- si potevano osservare i corpi provenienti dal cielo, ed essendo questi nuovi atlantidei terrorizzati da quel che capitò ai loro Padri, nulla ci fa escludere che un’improvvisa partenza dalle loro terre nordiche verso il profondo sud, fosse dovuto proprio dalla minaccia di qualcosa che osservarono o intuirono. Intorno a quel tempo, tra l’altro, il mar Baltico prese a crescere invadendo le coste scandinave.
E’ possibile quindi che questi “sapienti”, fuggiti, si rifugiarono al sud, e quindi in Sardegna? E se si, cosa vi trovarono? Ceppi imbarbariti della civiltà che fu? Oppure navigatori con i quali avevano già dei contatti?
Sta di fatto che la ceramica impressa, somigliante alla ceramica a solchi - almeno nel mio modo di vedere - fa scaturire delle ipotesi: E’ possibile che gli “irlandesi”- che si trovarono bene in Sardegna giacché gli ricordava la loro terra- non avendo la possibilità di impiegare l’attrezzatura tradizionale, perché nella fretta di andarsene non se la portarono appresso, usarono per ornare la ceramica, che per forza dovettero costruirsi, la conchiglia, abbastanza dura, per fare quei solchi di loro uso e costume?
Aggiungiamo a tutto questo altri fatti: 1) i “Nordici”avevano contatti con i Sumeri – vedi la storia di Enoch – 2) la Sardegna ebbe un invasione da parte di queste – vedi Angelo Rusani Doppiu.
E’ facile allora supporre che intorno al 3200A. C. - data in cui si presume avvenne un diluvio di immani proporzioni, originato forse da un corpo meteorico proveniente dal cielo, che tutte queste genti si trovassero nell’Isola.
Per fare che cosa? Per edificare un tempio che riunisse tutte e tre le culture?
Il tempio di Monte d’accoddi ricorda, per la sua fattura, sia una Ziggurat che un nuraghe e non si distacca molto dalla concezione megalitica tipica degli irlandesi con i suoi menhir le anphalos e i dolmen.
Giovanni Cannella

Ufologia


UFOLOGIA:
IL SENSO PROFONDO DEL CONTATTO

UFOLOGIA: “Il contatto” - Una straordinaria esperienza di “contatto” apre le porte a nuovi interrogativi: Il racconto di G. C., cagliaritano, ci rivela tutti i retroscena possibili oltre a quelli già presi in considerazione:

Aver frequentato per dieci anni il mondo dell’ufologia difendendo le basi che cercano di mantenere sotto il profilo della serietà il più prestigioso centro ufologico italiano è più che doveroso se si tiene conto che salvaguardare l’integrità della storia che tutti gli appartenenti del centro hanno vissuto tra mille peripezie è il prezzo che la più alta forma di rispetto possa e debba necessariamente pagare.
Nonostante ciò doppiamo comunque tener conto che nello studiare il fenomeno nella forma meno sensazionalista possibile, a volte, si rischia di perdere alcuni pezzi del puzzle che sono quelli che dovrebbero o meglio potrebbero rendere l’idea dell’intero complesso di studio.
In un mare di testimonianze, che sfociano in un oceano di ipotesi, si aggiunge un gigantesco turbinio di cosiddette “Gole profonde” che invece di rendere la cosa più semplice gettano nello sconforto anche chi, munito del più grande realismo, cerca di far luce e chiarezza sulla totalità del fenomeno.
Quando attraverso una telefonata cercai di interpretare il pensiero del presidente del Centro, Roberto Pinotti, mi resi immediatamente conto che, diversamente da quel che comunemente alcuni pensavano, si dimostrò essere invece una persona aperta a trecentosessanta gradi; così quando considerai che fosse giunto il momento che inquadrasse il tema ostico riguardante “il contatto” egli grosso modo ,così , si espresse: “Vedi” mi disse “Nessuno esclude che questa forma di comunicazione abbia avuto e abbia tuttora luogo, solo che per il nostro modo di studiare l’intera faccenda, visto e considerato l’uso che di questo argomento se n’è fatto e se ne fa, sia doveroso considerarlo come una finestra dell’intero palazzo dove affacciarvisi significhi poterlo fare con tutta la cautela possibile.” Come dire che per poterne parlare non bastava la discrezione ma bisognava essere titolati a farlo.
Non potevo che essere d’accordo con lui ed infatti appurato che quel che aveva considerato faceva parte di quel che possiamo ritenere essere un grande senso di responsabilità, di fronte a milioni di ufologi in tutto il mondo, visto il ruolo che egli occupa, decisi di rispolverarmi tutta la storia più tecnica riguardante l’ufologia per affacciarmi più avanti a quella finestra riguardante la materia che da sempre è stata per me la pietra miliare: il contatto appunto.
Oggi mi rendo conto, soprattutto quando in certe trasmissioni televisive vengono invitati testimoni zelanti, che non vedono l’ora di esprimere la loro scioccante esperienza di contatto; che questi, pur di apparire- cosa sicuramente leggera ma compassionevolmente accettabile- mettono in derisione l’intera credibilità di quanti nell’ambiente ufologico cerchino invece di far assimilare come una materia che merita tutta la serietà possibile. Il giornalista di turno che, come si sa, si nutre di tutto ciò che possa fare audience, specie perché la maggior parte di queste trasmissioni hanno uno sfondo ironico, finisce egli stesso per bollare l’incauto invitato come uno dei tanti squilibrati di turno. Il problema è che a soffrirne di più sono tutti quegli studiosi e appassionati che da più di cinquant’anni cercano, con le pinze, di guadagnarsi il rispetto che meritano.
Se accettare il fatto che dischi o “sigari”di varie grandezze che solchino i nostri cieli sia di per sé ancora una cosa angusta per milioni e milioni di persone, immaginiamo cosa possa far scaturire la testimonianza improvvisa di una donna che ti dice in un comune talk show di esser rimasta incinta da un alieno alto ottanta centimetri con la testa a cuore e gli occhi oblunghi.
Dobbiamo cercare, insomma, di stare attenti perché il nostro compito di ufologi è si quello di testimoniare la verità ma nel farlo dobbiamo saper prendere tutte le precauzioni del caso.
Partendo per esempio da un programma televisivo che ci consenta di parlare per un quarto d’ora: cosa potremo fare inizialmente e a grandi linee? Potremmo tracciare una sintesi del profilo storico dell’ufologia e solo secondariamente se il programma avesse un’evoluzione passare gradatamente a quelle che sono le implicazioni del fenomeno.
All’inizio di questo argomento ho detto che per via di quella che possiamo considerare una cautela d’obbligo è normale che alcuni pezzi importante del puzzle siano andati perduti o per meglio dire abbiano finito per essere accantonati e magari sottratti magistralmente a chi stava magari per essere fagocitato da questi. Ed è forse per questo motivo che l’ufologia italiana è andata dividendosi negli anni novanta tra chi esasperava “il contatto” e chi invece come ho già detto ne prendeva giustamente le distanze.
Ebbene, in questa sede, in questo blog creato ad hoc per l’occasione, quindi per gli addetti ai lavori, vorrei poter esprimere quelle che sono le sensazioni personali più profonde del contatto con entità che sicuramente fanno parte di un continuum spazio temporale diverso da quello a cui comunemente facciamo riferimento nella nostra vita di tutti i giorni.
Inizieremo chiedendoci: “Questi contatti esistano realmente?” Dando una risposta precisa:
- “Si questi contatti esistono realmente e sono, almeno per quanto mi riguarda, per quella che è stata la mia esperienza, partendo quindi da quella che è la prima sensazione reale che ho avuto, delle istruzioni che giungono sia sottoforma di voci e che scaturiscono da un centro che può essere collocato sia all’interno che all’esterno del nostro essere, sia sottoforma di messaggi che potrei definire onirici. La mattina ti svegli arricchito da quel dato insegnamento perché qualcuno o qualcosa te lo ha rivelato.
Chi te lo ha rivelato? E’probabile che al risveglio le immagini dell’evento possano apparire offuscate perché magari sono state in qualche modo rimosse, oppure ci si potrebbe rendere conto che non esiste più il collegamento tra l’istruzione e l’istruttore.”

Di solito, almeno e sempre per ciò che mi riguarda la sostanza di tali istruzioni riguardava, specie all’inizio, eventi cosmologici,. legati cioè a quella che è la diffusione della vita nel cosmo.

La seconda domanda che invece ci poniamo è la seguente:
“Queste istruzioni sono legate al fatto di avere avuto un avvistamento?”
La domanda è a bella posta molto provocatoria e per essere espletata bisogna tener debitamente conto che lo scenario dove tutto questo fenomeno avviene è molto particolare. Per cui la prima risposta sarebbe: “Non vi è alcun dubbio, le istruzioni sono collegate all’avvistamento.” Sembrerebbe infatti, sempre nel mio caso, che prima di essere testimone di un clamoroso avvistamento intorno ai dieci anni di età, non fossi preda di quel tipo d’esperienza che ho chiamato istruzioni. Ma, sarà proprio vero? Siamo sicuri che prima dell’avvistamento non successe niente che potesse almeno collegarsi in qualche modo a tutta la fenomenologia?
Prima di rispondere è doveroso fare alcune considerazioni.
Una delle cose più doverose da fare, nel caso in cui volessimo cogliere alcuni degli aspetti della nostra vita che ci aiutino a ricostruire “Il puzzle”, sarebbe quella di imparare a leggere, tra le righe, il percorso che abbiamo fatto nella nostra esistenza a partire dal momento che riteniamo essere l’inizio del fenomeno legato all’ esperienza. Anche se per fare questo debbano necessariamente trascorrere almeno venti o trent’anni.
L’altra considerazione, come ho già avuto modo di accennare, è lo scenario teatro dell’esperienza; uno scenario la cui particolarità è il tempo che indiscutibilmente, non può assolutamente essere o appartenere a quel continuum che conosciamo. Ragion per cui non prendendo questa eccezionalità in seria considerazione non potremo far altro che crearci problemi su problemi.
A questo punto se riuscissimo invece a proiettarci nello scenario teatro dell’esperienza considerandolo appartenente ad un continuum dove il tempo non esiste o per lo meno scorre diversamente dal “nostro”, allora potremo riconoscere, magari, che anche prima dell’avvistamento ci era capitato “qualcosa”; almeno da quando avevamo imparato ad osservare e a riconoscere. Questo fattore è da ritenersi estremamente importante.
Per quel che mi riguarda, questo “qualcosa” cominciò a manifestarsi sotto forma di “ombre inquietanti”; ombre che turbarono il mio sonno a partire dall’età di quattro anni.
E queste ombre per quanto ne sappiamo oggi non sono estranee alla casistica ufologica.
Dopo quanto detto non possiamo più considerare l’avvistamento come il bandolo della matassa perché tutto diventa collegato e l’avvistamento stesso dovrà essere considerato allora solo la conseguenza di qualcos’altro che venne prima. Questo è il punto.
La nostra realtà, razionale, vuole però che, essendo l’avvistamento quel fenomeno che ci fece prendere coscienza dell’eventualità, sia per questo motivo preso in considerazione come l’inizio dell’esperienza, come il bandolo della matassa appunto. Ma, sembra non essere così.
A quanto pare abbiamo una vita che si manifesta a tutto tondo dalla quale è possibile estrapolare qualcosa che potrà essere tradotto nello studio che ci riguarda.
Ecco il motivo per il quale molti sostengono, forse non a torto, di essere stati selezionati, per fini secondi.
Andiamo avanti avendo scoperto che, superficialmente coscienti o meno, “qualcosa o qualcuno” interagisce con noi e sembra averci guidato ed ora guidarci in esperienze successive.
E’ naturale, penso, come è avvenuto nel mio caso che, per tutta una serie di ragioni legate all’adolescenza e a tutte le attrazioni ad essa legate, le esperienze profonde a cui ci siamo riferiti sopra possano passare durante questi anni in secondo piano e che persino un avvistamento per quanto eccezionale possa essere stato venga dimenticato a partire dal giorno dopo. Ed infatti fu proprio così.
Noi però ora nell’arco di cinquant’anni quale è la mia età attuale,possiamo leggere - tra le righe - tutto il percorso che il sottoscritto ha fatto e scoprire che tutto si è svolto secondo un canone ben preciso e che ha assolutamente attinenza con la materia che noi studiamo.
Quando a dodici anni i miei genitori, così come si fa, mi chiesero quali studi volessi effettuare dopo la terza media, risposi: “Ingegneria astronomica”.
La materia era sconosciuta, quasi inesistente in una città provinciale come Cagliari; sconosciuta in quanto i miei non sapevano minimamente cosa si potesse o si dovesse fare per poter accedere a tale studio; quindi, nel loro modo di vedere, cercarono di accontentarmi almeno un pochino. Infatti mi mandarono all’istituto nautico convinti di avermi fatto chissà quale favore.
Accantonato l’episodio che vanificò le speranze dei miei “sogni”, restano gli anni vissuti in quei tempi; anni dove non mancarono certo gli episodi legati al modo di vedere le cose che si verificò essere fuori dal consueto con lampi di genio improvvisi, rifiuto totale ad accogliere i consueti insegnamenti scolastici- che ritenevo essere superati e ostacolanti per la mia crescita. Il bello è che queste cose le pensavo davvero infatti non ci fu niente che riuscì a soddisfare quel qualcosa di profondo che indubbiamente lavorava e lavora sotterranea – mente.
E’ durante il servizio militare che, scalzato da casa e quindi dagli affetti quotidiani, riemergeranno in superficie e decisamente in modo cospicuo “nuove istruzioni coscienti”.
Venivo letteralmente bombardato da voci diverse che rifiutai, facevo disegni che non significavano niente, diversi, e di una bellezza e particolarità nelle linee a dir poco sorprendenti. Improvvisamente sentivo la devozione di una spiritualità che mi conquistava e mi rinchiudeva in un’ampolla ed allora mi sentivo in diritto di rifiutare tutto il resto delle istruzioni che riguardavano il cosmo. In poche parole, razionalmente, rifiutavo tutte le voci provenienti da entità che si dichiaravano extraterrestri e con loro le loro istruzioni in cambio invece di un amore religioso spirituale e francescano che mi conquistava totalmente.
Finito il servizio militare non tornai a casa tra la disperazione dei miei genitori. “Ho ben altro da fare” dichiarerò. C’era ora una lotta tra due forze: quelle spirituali francescane e quelle che si manifestavano con frequenza alla stazione dei treni. Sentivo, ogni volta prima di prendere il treno, un odore acro salire su per il naso attraverso le narici fino a quando questo trasformava le mie sensazioni ed azioni. Mi trovavo allora a vivere diversamente; in un continuum diverso: oggi lo posso definire così.
In questo continuum le sensazioni che avevo erano deliziose, nei vagoni incontravo spesso gente che s’intrometteva positivamente nella mia vita dimostrando di sapere cosa pensavo, cosa facevo, dove stavo andando.
Mi ritrovavo sempre in posti diversi da quelli dove magari ero diretto e la cosa non mi disturbava affatto. Le istruzione tendevano ora ad amalgamare le dualità facendomi capire che non c’era separazione tra la mia devozione, le voci, le diverse religioni, lo yoga etc. Insomma tutto doveva essere accettato e questo mi avrebbe aiutato a crescere.
Ogni cosa che avveniva, allora, nel sonno o nella veglia, veniva discusso dall’unica voce interiore che scalzò tutte le altre voci e che ancora oggi 2007 mi accompagna.
Gli anni 1975, ’76 furono intensissimi sotto il profilo spirituale e la divergenza tra le due forme energetiche sparì completamente.
La voce che dava istruzioni parlava di un tempo diverso da quello che conosciamo e si esprimeva esattamente come se si trattasse della voce di un antico maestro tibetano, indù, priva di caratteristiche religiose, ma carica di concetti spirituali molto elevati.
“Tutto quello che ti è stato insegnato” recitava, “non può avere fondamento se non fai pratica fisica”; “Devi equilibrare la mente con lo spirito”
Questo come ben si sa è un concetto di Yoga: ma tant’è.
E’ vero, poco dopo incontrerò un uomo che vive in campagna: un uomo che ha attitudine all’insegnamento pratico, di quelli che leggono dentro di te, che ti spronano e ti forgiano fino a farti diventare forte. L’insegnamento durò sette anni e quando “uscì” da questa esperienza iniziò una serie di avvistamenti di oggetti nel cielo. Si trattava di avvistamenti concreti: oggetti particolarmente grandi che si facevano trovare in un dato luogo con preavviso. Ogni volta sentivo una nuova istruzione, un cambiamento repentino di status, una gioia grande perché crescevo in consapevolezza e non potevo negarlo. Diventai insegnante di Yoga e sentii profondamente che questo era un lavoro che mi riusciva proprio bene: c’ero proprio tagliato.
“Non possiamo vederci fisicamente” recitava ora la voce di sempre, perché anche se non lo ammetti avresti una paura terribile” “e questa paura potrebbe contaminarci, crearci problemi, e mandare all’aria un progetto.” “Stiamo lavorando e tu collaborerai affinché questa paura diminuisca e solo allora potremo incontrarci”
Una sera, ormai mi ero iscritto al Centro di Ufologia frequentando i convegni di San Marino, la voce consueta così recitò: “Siamo qui”. Uscì fuori di casa e non vidi nulla, sentii soltanto la solita voce che recitò così: “Cerca di stare tranquillo”. Camminai e camminai ma, non successe nulla. Mi arrabbiai minacciando di mettere seriamente in dubbio tutto il loro operato e me ne tornai a casa seccato.
La mattina seguente giunse a casa un contadino che vive a quattrocento metri di fronte dall’altro lato della strada provinciale; tutto trafelato si girò intorno guardando da una parte e dall’altra dicendo: “Ieri sera verso le ventitré e trenta, qui, sopra la tua casa c’era una luce bianca, enorme, grande come una cinquecento; poi è schizzata via ad una velocità pazzesca”. Questa relazione fa parte della prima indagine come collaboratore del Centro di ufologia.
Gli avvistamenti si susseguirono, sempre annunciati: vicino casa e al mare, fino a quando si esaurirono nella loro frequenza.

Che dire alla fine di questa esplorazione? Bisognerà prendere atto di quanto abbiamo constatato e passare ad una disamina.
Non vi è dubbio che esista una continuità in tutta questa fenomenologia prova ne siano le fonti religiose o meglio spirituali più antiche del pianeta che prospettano per il regno animale, quindi per l’uomo un avvenire in evoluzione dove questa evoluzione termina con la vita che si manifesta in un continuum per riprendere in un continuum diverso dove sicuramente evolvere ancora.
In prima analisi potremo molto superficialmente riferirci alle varie forme di “illuminazione” prospettate dalla spiritualità e religione tibetana, indiana, fino a giungere al raggiungimento del “Regno dei Cieli” caro al nostro Cristianesimo.
In seconda analisi invece ci poniamo il problema di evidenziare quelle che invece sono le caratteristiche necessarie che l’uomo debba possedere sia per aspirare ad una illuminazione, sia per giungere al Regno dei Cieli.
La terza considerazione invece che procede da entrambi gli insegnamenti suddetti, Indi e Cristiani, verte sulla possibilità iniziale, cosa non da poco, che si cominci a vedere tutte le cose non separate.
Ecco allora le voci ed i contatti che, in una vita che come abbiamo visto si manifesta tutto a tondo, tendono a portarci sulla via che si può considerare “Retta” in quanto la più veloce ed uniformemente costruita allo scopo di evolvere.
La via del Budda, di Krsna, di Gesù, dello Sciamano, dell’Angelo, dell’Alieno, possono essere considerate la stessa strada e le voci avere ugualmente queste origini.
Se Dio è il Creatore di tutto tutte le voci pur provenendo da insegnamenti diametralmente opposti o contrastanti per fede o credenza sono la stessa voce.
Siamo noi che scegliendo quello invece che quell’altro abbiamo creato un’insanabile divisione che è la prima e contrastante ragione di diatriba anche nei convegni di ufologia.
L’Alieno e Gesù vengono considerate due entità talmente diverse che per certe persone fare un accostamento tra loro è lo stesso che bestemmiare. Perché?
“Gesù era un Santo e lo sappiamo mentre l’Alieno potrebbe benissimo essere il Demonio”. Questa è la risposta che abbiamo sentito dare in diverse testate giornalistiche e non solo. Ma, nel periodo cristiano quando al potere religioso c’erano i Sacerdoti scribi e farisei non dissero che Gesù era il Demonio?
Questo ci dovrebbe fare riflettere.
Le implicazioni, frutto del comportamento umano ai fini dell’evoluzione sancita dai Grandi che occupano le sfere celesti o le pagine del cosmo, tendono a mostrarci due tipi di uomo: uno eletto o eleggibile, e l’altro reietto o condannabile.
Chiunque si trovi una spanna al di sopra dell’umanità, e mi riferisco alle diverse schiere che dall’uomo si dipartono verso l’eccelso, dovrà per stimolare l’uomo avvalersi di tali differenze che, come dei bau-bau, o come l’uomo nero, che sono entrambi spauracchi, servano per spaventare gli uomini redimerli e spingerli verso il percorso migliore da seguire: la retta via.
Le divisioni, anche quelle in campo ufologico, servono per crescere e non è così facile - così come non è facile, due giorni dopo essere stati a bordo di un astronave aliena credere di esserci stati per davvero – credere che per quanto possiamo ritenere valido questo discorso, automaticamente tutto vada a posto. Non è così; la crescita dell’uomo è troppo importante e non può essere presa sottogamba.
Molti si chiedono quanto tempo ci voglia a che l’uomo sia pronto per questo salto evolutivo: la risposta potrebbe essere che in realtà non ci vuole nulla, ma solo in assenza di tempo; mentre in presenza di tempo sapendo che questo si espande e si contrae...
Ecco quindi il problema ed il senso profondo del contatto