UFOLOGIA:
IL SENSO PROFONDO DEL CONTATTO
UFOLOGIA: “Il contatto” - Una straordinaria esperienza di “contatto” apre le porte a nuovi interrogativi: Il racconto di G. C., cagliaritano, ci rivela tutti i retroscena possibili oltre a quelli già presi in considerazione:
Aver frequentato per dieci anni il mondo dell’ufologia difendendo le basi che cercano di mantenere sotto il profilo della serietà il più prestigioso centro ufologico italiano è più che doveroso se si tiene conto che salvaguardare l’integrità della storia che tutti gli appartenenti del centro hanno vissuto tra mille peripezie è il prezzo che la più alta forma di rispetto possa e debba necessariamente pagare.
Nonostante ciò doppiamo comunque tener conto che nello studiare il fenomeno nella forma meno sensazionalista possibile, a volte, si rischia di perdere alcuni pezzi del puzzle che sono quelli che dovrebbero o meglio potrebbero rendere l’idea dell’intero complesso di studio.
In un mare di testimonianze, che sfociano in un oceano di ipotesi, si aggiunge un gigantesco turbinio di cosiddette “Gole profonde” che invece di rendere la cosa più semplice gettano nello sconforto anche chi, munito del più grande realismo, cerca di far luce e chiarezza sulla totalità del fenomeno.
Quando attraverso una telefonata cercai di interpretare il pensiero del presidente del Centro, Roberto Pinotti, mi resi immediatamente conto che, diversamente da quel che comunemente alcuni pensavano, si dimostrò essere invece una persona aperta a trecentosessanta gradi; così quando considerai che fosse giunto il momento che inquadrasse il tema ostico riguardante “il contatto” egli grosso modo ,così , si espresse: “Vedi” mi disse “Nessuno esclude che questa forma di comunicazione abbia avuto e abbia tuttora luogo, solo che per il nostro modo di studiare l’intera faccenda, visto e considerato l’uso che di questo argomento se n’è fatto e se ne fa, sia doveroso considerarlo come una finestra dell’intero palazzo dove affacciarvisi significhi poterlo fare con tutta la cautela possibile.” Come dire che per poterne parlare non bastava la discrezione ma bisognava essere titolati a farlo.
Non potevo che essere d’accordo con lui ed infatti appurato che quel che aveva considerato faceva parte di quel che possiamo ritenere essere un grande senso di responsabilità, di fronte a milioni di ufologi in tutto il mondo, visto il ruolo che egli occupa, decisi di rispolverarmi tutta la storia più tecnica riguardante l’ufologia per affacciarmi più avanti a quella finestra riguardante la materia che da sempre è stata per me la pietra miliare: il contatto appunto.
Oggi mi rendo conto, soprattutto quando in certe trasmissioni televisive vengono invitati testimoni zelanti, che non vedono l’ora di esprimere la loro scioccante esperienza di contatto; che questi, pur di apparire- cosa sicuramente leggera ma compassionevolmente accettabile- mettono in derisione l’intera credibilità di quanti nell’ambiente ufologico cerchino invece di far assimilare come una materia che merita tutta la serietà possibile. Il giornalista di turno che, come si sa, si nutre di tutto ciò che possa fare audience, specie perché la maggior parte di queste trasmissioni hanno uno sfondo ironico, finisce egli stesso per bollare l’incauto invitato come uno dei tanti squilibrati di turno. Il problema è che a soffrirne di più sono tutti quegli studiosi e appassionati che da più di cinquant’anni cercano, con le pinze, di guadagnarsi il rispetto che meritano.
Se accettare il fatto che dischi o “sigari”di varie grandezze che solchino i nostri cieli sia di per sé ancora una cosa angusta per milioni e milioni di persone, immaginiamo cosa possa far scaturire la testimonianza improvvisa di una donna che ti dice in un comune talk show di esser rimasta incinta da un alieno alto ottanta centimetri con la testa a cuore e gli occhi oblunghi.
Dobbiamo cercare, insomma, di stare attenti perché il nostro compito di ufologi è si quello di testimoniare la verità ma nel farlo dobbiamo saper prendere tutte le precauzioni del caso.
Partendo per esempio da un programma televisivo che ci consenta di parlare per un quarto d’ora: cosa potremo fare inizialmente e a grandi linee? Potremmo tracciare una sintesi del profilo storico dell’ufologia e solo secondariamente se il programma avesse un’evoluzione passare gradatamente a quelle che sono le implicazioni del fenomeno.
All’inizio di questo argomento ho detto che per via di quella che possiamo considerare una cautela d’obbligo è normale che alcuni pezzi importante del puzzle siano andati perduti o per meglio dire abbiano finito per essere accantonati e magari sottratti magistralmente a chi stava magari per essere fagocitato da questi. Ed è forse per questo motivo che l’ufologia italiana è andata dividendosi negli anni novanta tra chi esasperava “il contatto” e chi invece come ho già detto ne prendeva giustamente le distanze.
Ebbene, in questa sede, in questo blog creato ad hoc per l’occasione, quindi per gli addetti ai lavori, vorrei poter esprimere quelle che sono le sensazioni personali più profonde del contatto con entità che sicuramente fanno parte di un continuum spazio temporale diverso da quello a cui comunemente facciamo riferimento nella nostra vita di tutti i giorni.
Inizieremo chiedendoci: “Questi contatti esistano realmente?” Dando una risposta precisa:
- “Si questi contatti esistono realmente e sono, almeno per quanto mi riguarda, per quella che è stata la mia esperienza, partendo quindi da quella che è la prima sensazione reale che ho avuto, delle istruzioni che giungono sia sottoforma di voci e che scaturiscono da un centro che può essere collocato sia all’interno che all’esterno del nostro essere, sia sottoforma di messaggi che potrei definire onirici. La mattina ti svegli arricchito da quel dato insegnamento perché qualcuno o qualcosa te lo ha rivelato.
Chi te lo ha rivelato? E’probabile che al risveglio le immagini dell’evento possano apparire offuscate perché magari sono state in qualche modo rimosse, oppure ci si potrebbe rendere conto che non esiste più il collegamento tra l’istruzione e l’istruttore.”
Di solito, almeno e sempre per ciò che mi riguarda la sostanza di tali istruzioni riguardava, specie all’inizio, eventi cosmologici,. legati cioè a quella che è la diffusione della vita nel cosmo.
La seconda domanda che invece ci poniamo è la seguente:
“Queste istruzioni sono legate al fatto di avere avuto un avvistamento?”
La domanda è a bella posta molto provocatoria e per essere espletata bisogna tener debitamente conto che lo scenario dove tutto questo fenomeno avviene è molto particolare. Per cui la prima risposta sarebbe: “Non vi è alcun dubbio, le istruzioni sono collegate all’avvistamento.” Sembrerebbe infatti, sempre nel mio caso, che prima di essere testimone di un clamoroso avvistamento intorno ai dieci anni di età, non fossi preda di quel tipo d’esperienza che ho chiamato istruzioni. Ma, sarà proprio vero? Siamo sicuri che prima dell’avvistamento non successe niente che potesse almeno collegarsi in qualche modo a tutta la fenomenologia?
Prima di rispondere è doveroso fare alcune considerazioni.
Una delle cose più doverose da fare, nel caso in cui volessimo cogliere alcuni degli aspetti della nostra vita che ci aiutino a ricostruire “Il puzzle”, sarebbe quella di imparare a leggere, tra le righe, il percorso che abbiamo fatto nella nostra esistenza a partire dal momento che riteniamo essere l’inizio del fenomeno legato all’ esperienza. Anche se per fare questo debbano necessariamente trascorrere almeno venti o trent’anni.
L’altra considerazione, come ho già avuto modo di accennare, è lo scenario teatro dell’esperienza; uno scenario la cui particolarità è il tempo che indiscutibilmente, non può assolutamente essere o appartenere a quel continuum che conosciamo. Ragion per cui non prendendo questa eccezionalità in seria considerazione non potremo far altro che crearci problemi su problemi.
A questo punto se riuscissimo invece a proiettarci nello scenario teatro dell’esperienza considerandolo appartenente ad un continuum dove il tempo non esiste o per lo meno scorre diversamente dal “nostro”, allora potremo riconoscere, magari, che anche prima dell’avvistamento ci era capitato “qualcosa”; almeno da quando avevamo imparato ad osservare e a riconoscere. Questo fattore è da ritenersi estremamente importante.
Per quel che mi riguarda, questo “qualcosa” cominciò a manifestarsi sotto forma di “ombre inquietanti”; ombre che turbarono il mio sonno a partire dall’età di quattro anni.
E queste ombre per quanto ne sappiamo oggi non sono estranee alla casistica ufologica.
Dopo quanto detto non possiamo più considerare l’avvistamento come il bandolo della matassa perché tutto diventa collegato e l’avvistamento stesso dovrà essere considerato allora solo la conseguenza di qualcos’altro che venne prima. Questo è il punto.
La nostra realtà, razionale, vuole però che, essendo l’avvistamento quel fenomeno che ci fece prendere coscienza dell’eventualità, sia per questo motivo preso in considerazione come l’inizio dell’esperienza, come il bandolo della matassa appunto. Ma, sembra non essere così.
A quanto pare abbiamo una vita che si manifesta a tutto tondo dalla quale è possibile estrapolare qualcosa che potrà essere tradotto nello studio che ci riguarda.
Ecco il motivo per il quale molti sostengono, forse non a torto, di essere stati selezionati, per fini secondi.
Andiamo avanti avendo scoperto che, superficialmente coscienti o meno, “qualcosa o qualcuno” interagisce con noi e sembra averci guidato ed ora guidarci in esperienze successive.
E’ naturale, penso, come è avvenuto nel mio caso che, per tutta una serie di ragioni legate all’adolescenza e a tutte le attrazioni ad essa legate, le esperienze profonde a cui ci siamo riferiti sopra possano passare durante questi anni in secondo piano e che persino un avvistamento per quanto eccezionale possa essere stato venga dimenticato a partire dal giorno dopo. Ed infatti fu proprio così.
Noi però ora nell’arco di cinquant’anni quale è la mia età attuale,possiamo leggere - tra le righe - tutto il percorso che il sottoscritto ha fatto e scoprire che tutto si è svolto secondo un canone ben preciso e che ha assolutamente attinenza con la materia che noi studiamo.
Quando a dodici anni i miei genitori, così come si fa, mi chiesero quali studi volessi effettuare dopo la terza media, risposi: “Ingegneria astronomica”.
La materia era sconosciuta, quasi inesistente in una città provinciale come Cagliari; sconosciuta in quanto i miei non sapevano minimamente cosa si potesse o si dovesse fare per poter accedere a tale studio; quindi, nel loro modo di vedere, cercarono di accontentarmi almeno un pochino. Infatti mi mandarono all’istituto nautico convinti di avermi fatto chissà quale favore.
Accantonato l’episodio che vanificò le speranze dei miei “sogni”, restano gli anni vissuti in quei tempi; anni dove non mancarono certo gli episodi legati al modo di vedere le cose che si verificò essere fuori dal consueto con lampi di genio improvvisi, rifiuto totale ad accogliere i consueti insegnamenti scolastici- che ritenevo essere superati e ostacolanti per la mia crescita. Il bello è che queste cose le pensavo davvero infatti non ci fu niente che riuscì a soddisfare quel qualcosa di profondo che indubbiamente lavorava e lavora sotterranea – mente.
E’ durante il servizio militare che, scalzato da casa e quindi dagli affetti quotidiani, riemergeranno in superficie e decisamente in modo cospicuo “nuove istruzioni coscienti”.
Venivo letteralmente bombardato da voci diverse che rifiutai, facevo disegni che non significavano niente, diversi, e di una bellezza e particolarità nelle linee a dir poco sorprendenti. Improvvisamente sentivo la devozione di una spiritualità che mi conquistava e mi rinchiudeva in un’ampolla ed allora mi sentivo in diritto di rifiutare tutto il resto delle istruzioni che riguardavano il cosmo. In poche parole, razionalmente, rifiutavo tutte le voci provenienti da entità che si dichiaravano extraterrestri e con loro le loro istruzioni in cambio invece di un amore religioso spirituale e francescano che mi conquistava totalmente.
Finito il servizio militare non tornai a casa tra la disperazione dei miei genitori. “Ho ben altro da fare” dichiarerò. C’era ora una lotta tra due forze: quelle spirituali francescane e quelle che si manifestavano con frequenza alla stazione dei treni. Sentivo, ogni volta prima di prendere il treno, un odore acro salire su per il naso attraverso le narici fino a quando questo trasformava le mie sensazioni ed azioni. Mi trovavo allora a vivere diversamente; in un continuum diverso: oggi lo posso definire così.
In questo continuum le sensazioni che avevo erano deliziose, nei vagoni incontravo spesso gente che s’intrometteva positivamente nella mia vita dimostrando di sapere cosa pensavo, cosa facevo, dove stavo andando.
Mi ritrovavo sempre in posti diversi da quelli dove magari ero diretto e la cosa non mi disturbava affatto. Le istruzione tendevano ora ad amalgamare le dualità facendomi capire che non c’era separazione tra la mia devozione, le voci, le diverse religioni, lo yoga etc. Insomma tutto doveva essere accettato e questo mi avrebbe aiutato a crescere.
Ogni cosa che avveniva, allora, nel sonno o nella veglia, veniva discusso dall’unica voce interiore che scalzò tutte le altre voci e che ancora oggi 2007 mi accompagna.
Gli anni 1975, ’76 furono intensissimi sotto il profilo spirituale e la divergenza tra le due forme energetiche sparì completamente.
La voce che dava istruzioni parlava di un tempo diverso da quello che conosciamo e si esprimeva esattamente come se si trattasse della voce di un antico maestro tibetano, indù, priva di caratteristiche religiose, ma carica di concetti spirituali molto elevati.
“Tutto quello che ti è stato insegnato” recitava, “non può avere fondamento se non fai pratica fisica”; “Devi equilibrare la mente con lo spirito”
Questo come ben si sa è un concetto di Yoga: ma tant’è.
E’ vero, poco dopo incontrerò un uomo che vive in campagna: un uomo che ha attitudine all’insegnamento pratico, di quelli che leggono dentro di te, che ti spronano e ti forgiano fino a farti diventare forte. L’insegnamento durò sette anni e quando “uscì” da questa esperienza iniziò una serie di avvistamenti di oggetti nel cielo. Si trattava di avvistamenti concreti: oggetti particolarmente grandi che si facevano trovare in un dato luogo con preavviso. Ogni volta sentivo una nuova istruzione, un cambiamento repentino di status, una gioia grande perché crescevo in consapevolezza e non potevo negarlo. Diventai insegnante di Yoga e sentii profondamente che questo era un lavoro che mi riusciva proprio bene: c’ero proprio tagliato.
“Non possiamo vederci fisicamente” recitava ora la voce di sempre, perché anche se non lo ammetti avresti una paura terribile” “e questa paura potrebbe contaminarci, crearci problemi, e mandare all’aria un progetto.” “Stiamo lavorando e tu collaborerai affinché questa paura diminuisca e solo allora potremo incontrarci”
Una sera, ormai mi ero iscritto al Centro di Ufologia frequentando i convegni di San Marino, la voce consueta così recitò: “Siamo qui”. Uscì fuori di casa e non vidi nulla, sentii soltanto la solita voce che recitò così: “Cerca di stare tranquillo”. Camminai e camminai ma, non successe nulla. Mi arrabbiai minacciando di mettere seriamente in dubbio tutto il loro operato e me ne tornai a casa seccato.
La mattina seguente giunse a casa un contadino che vive a quattrocento metri di fronte dall’altro lato della strada provinciale; tutto trafelato si girò intorno guardando da una parte e dall’altra dicendo: “Ieri sera verso le ventitré e trenta, qui, sopra la tua casa c’era una luce bianca, enorme, grande come una cinquecento; poi è schizzata via ad una velocità pazzesca”. Questa relazione fa parte della prima indagine come collaboratore del Centro di ufologia.
Gli avvistamenti si susseguirono, sempre annunciati: vicino casa e al mare, fino a quando si esaurirono nella loro frequenza.
Che dire alla fine di questa esplorazione? Bisognerà prendere atto di quanto abbiamo constatato e passare ad una disamina.
Non vi è dubbio che esista una continuità in tutta questa fenomenologia prova ne siano le fonti religiose o meglio spirituali più antiche del pianeta che prospettano per il regno animale, quindi per l’uomo un avvenire in evoluzione dove questa evoluzione termina con la vita che si manifesta in un continuum per riprendere in un continuum diverso dove sicuramente evolvere ancora.
In prima analisi potremo molto superficialmente riferirci alle varie forme di “illuminazione” prospettate dalla spiritualità e religione tibetana, indiana, fino a giungere al raggiungimento del “Regno dei Cieli” caro al nostro Cristianesimo.
In seconda analisi invece ci poniamo il problema di evidenziare quelle che invece sono le caratteristiche necessarie che l’uomo debba possedere sia per aspirare ad una illuminazione, sia per giungere al Regno dei Cieli.
La terza considerazione invece che procede da entrambi gli insegnamenti suddetti, Indi e Cristiani, verte sulla possibilità iniziale, cosa non da poco, che si cominci a vedere tutte le cose non separate.
Ecco allora le voci ed i contatti che, in una vita che come abbiamo visto si manifesta tutto a tondo, tendono a portarci sulla via che si può considerare “Retta” in quanto la più veloce ed uniformemente costruita allo scopo di evolvere.
La via del Budda, di Krsna, di Gesù, dello Sciamano, dell’Angelo, dell’Alieno, possono essere considerate la stessa strada e le voci avere ugualmente queste origini.
Se Dio è il Creatore di tutto tutte le voci pur provenendo da insegnamenti diametralmente opposti o contrastanti per fede o credenza sono la stessa voce.
Siamo noi che scegliendo quello invece che quell’altro abbiamo creato un’insanabile divisione che è la prima e contrastante ragione di diatriba anche nei convegni di ufologia.
L’Alieno e Gesù vengono considerate due entità talmente diverse che per certe persone fare un accostamento tra loro è lo stesso che bestemmiare. Perché?
“Gesù era un Santo e lo sappiamo mentre l’Alieno potrebbe benissimo essere il Demonio”. Questa è la risposta che abbiamo sentito dare in diverse testate giornalistiche e non solo. Ma, nel periodo cristiano quando al potere religioso c’erano i Sacerdoti scribi e farisei non dissero che Gesù era il Demonio?
Questo ci dovrebbe fare riflettere.
Le implicazioni, frutto del comportamento umano ai fini dell’evoluzione sancita dai Grandi che occupano le sfere celesti o le pagine del cosmo, tendono a mostrarci due tipi di uomo: uno eletto o eleggibile, e l’altro reietto o condannabile.
Chiunque si trovi una spanna al di sopra dell’umanità, e mi riferisco alle diverse schiere che dall’uomo si dipartono verso l’eccelso, dovrà per stimolare l’uomo avvalersi di tali differenze che, come dei bau-bau, o come l’uomo nero, che sono entrambi spauracchi, servano per spaventare gli uomini redimerli e spingerli verso il percorso migliore da seguire: la retta via.
Le divisioni, anche quelle in campo ufologico, servono per crescere e non è così facile - così come non è facile, due giorni dopo essere stati a bordo di un astronave aliena credere di esserci stati per davvero – credere che per quanto possiamo ritenere valido questo discorso, automaticamente tutto vada a posto. Non è così; la crescita dell’uomo è troppo importante e non può essere presa sottogamba.
Molti si chiedono quanto tempo ci voglia a che l’uomo sia pronto per questo salto evolutivo: la risposta potrebbe essere che in realtà non ci vuole nulla, ma solo in assenza di tempo; mentre in presenza di tempo sapendo che questo si espande e si contrae...
Ecco quindi il problema ed il senso profondo del contatto
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