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domenica 17 giugno 2007

La fisica della coscienza o comprensione della spiritualità



LA FISICA DELLA COSCIENZA:
LA COMPRENSIONE DELLA SPIRITUALITA’

La spiritualità è una delle cose più complesse in assoluto tuttavia è anche la più discussa.
In questi tempi di grigiore assoluto, di povertà di idee, di assenza di valori, molti sono alla sua ricerca.
“Ogni volta che il mondo entra in una fase di intenso materialismo” dicono i saggi “ l’uomo ritorna alla sua ricerca per trovare la pace nell’anima”
Cercheremo attraverso le nostre ricerche di comprendere cosa sia lo spirito e perché ci abiti.



LA STORIA DI SE’

“Il Grande Potere non esisteva proprio, giacché non esisteva nemmeno un posto dove poter esistere. Un giorno però svegliatosi e presa coscienza di questa sua inesistenza decise di esistere. Da oggi sarò disse…e fu! Essente che fu si meravigliò di quell’essenza e contemplatosi si rese conto di quale manifestazione Egli potesse essere .Si era talmente espanso e ancora si stava espandendo che per via della debolezza che ne derivò gli venne sonno. Al risveglio si rese conto di essere dappertutto contemporaneamente ma che a seconda che si trovasse al centro di se o in periferia cambiavano alcune cose. Così vide due cose fondamentali: al centro possedeva tutto ed era attivo, in periferia possedeva tutto ma, era passivo, latente. Al centro c’era più tutto, caldo, energia, forza, volontà, etc, mentre in periferia pur essendoci tutto potenzialmente questo tutto tendeva alla non esistenza. Al ché disse: intravedo una strada ché dal centro va alla periferia, e viceversa che dalla periferia torna al centro Allora disse: andrò a riposare in periferia e a fare attività al centro. E così fece.
Man mano che dal centro andava verso la periferia il tutto tendeva ad essere più denso fino all’estremo, dove tutto era al massimo della densità. Chiamerò tutto ciò materia disse e tornando indietro verso il centro, mentre tutto diventava sempre meno denso fino all’estremo disse: Chiamerò tutto ciò spirito.
Contemplandosi andare dallo spirito verso la materia e dalla materia verso lo spirito vide una scia brulicante e disse: questa la chiamerò Vita.
Un giorno mentre Se stava tranquillo ad osservare notò con una gioia indescrivibile che questo brulichio si stava organizzando. Dalla periferia era come se si creassero delle leggi che dal risveglio prendevano coscienza di come superare l’enorme densità per cominciare a vibrare in qualche modo, mentre dal centro era come se si creassero delle idee che potessero in qualche modo condensarsi per potersi sempre più riconoscere e farsi riconoscere. Ogni volta che Se andava verso la periferia notava che succedeva qualcosa di singolare: era come se tutto quel brulichio si fermasse, si bloccasse, s’inibisse, anche se poi si riprendeva magari anche con più vigore. Sé disse: non posso più venire quaggiù, così si ritirò al centro al suo posto naturale.
Una volta tornato al centro notò che anche qui succedeva qualcosa di singolare: non si creavano più delle idee come accadeva prima giacché il centro contemplava se stesso.
Decise allora di mascherarsi per non farsi riconoscere. Uscì dal centro e vide che la cosa funzionava benissimo così si avviò verso la periferia…ma, la cosa lì non funzionava altrettanto bene. Per quanto si nascondesse e si ammantasse, la cosa non funzionava: ossia, funzionava fino ad un certo punto ma come poter uscire dalla densità più profonda dove Sé stentava di riconoscersi? Doveva rischiare? E se non si fosse più svegliato nel senso che non si sarebbe più riconosciuto? E poi; a che pro? Nonostante si fosse mascherato la cosa era andata bene per il centro, anche nelle zone medie, con una doppia maschera, ma nella densità più densa… Sé prese una decisione: quella di addormentarsi nella densità più densa con mille maschere e lì, vide l’inenarrabile: vide il doppio di sé e a questo si unì. Nonostante fosse il suo doppio era se stesso, e nonostante fosse se stesso era il suo doppio. Al mattino seguente Sé vide che tutto lo scibile era in cammino: la sua manifestazione era completa. Aldilà della densità più densa vide il centro, aldilà del centro, vide la densità più densa e aldilà del centro e della densità più densa vide se stesso dappertutto. Chiamerò Universo questo dappertutto disse e mondo dove i piccoli sé sono in cammino. Loro sono mé, disse ed Io sono loro. Da me sono partiti e a me ritorneranno.”

IL CAMMINO DEI PICCOLI SE’

“Sé osservava: - il brulichio s’era fatto più maturo e dalla periferia le vibrazioni erano uscite dalla materia più densa e avevano acquisito una forza ed una volontà che sembravano ubbidire ad una legge specifica. Attraverso questa legge le vibrazioni cominciarono ad aggregarsi e a modellarsi. Chiamerò tutto ciò elementi disse.
Dal centro il condensarsi delle idee seguiva un percorso e irradiava un vento impalpabile che faceva si che le forme periferiche tendessero verso la direzione del vento. Sé disse: ‘chiamerò ciò distribuzione e apprendimento.
Quando Sé contemplava vedeva che tutto era una sua manifestazione ma era possibile avere o vedere diversi aspetti di questa manifestazione. Ora vedeva tutto inglobato in sé, come se tutto fosse in un sol punto, ora vedeva come se tutto si dipartisse in punti diversi e disse: chiamerò il primo assoluto e il secondo spazio- tempo.
Nello spazio tempo tutto mutava in continuazione. La legge aveva fatto molti passi e i primi elementi avevano assunto un nuovo aspetto che Sé chiamò forme.
Sé intanto osservava che nello spazio tempo, nella direzione che procedeva verso il meno denso, dove le idee avevano assunto la direzione e che questa direzione alitava verso le forme, si stavano preparando aspetti singolari.
Nell’Universo ci sono tanti mondi ed ognuno ha le sue leggi - dice colui che scrive- quindi pur senza dimenticarci di questi parleremo principalmente di uno: la Terra.
Che bel mondo questo disse Sé contemplando gli elementi che andavano formandosi e come apprendono alla distribuzione interagendo con questa continuò. Chiamerò tutto ciò natura in movimento e le forme in movimento con la natura le chiamerò vegetali.
Gli istanti si succedevano e sempre più il mondo si ammantava e quel brulichio di vita non finiva mai di riempire Sé di una gioia immensa.
Salendo ancor più verso il meno denso la legge della natura tentava di far distaccare dallo strato su cui poggiavano alcune forme sconosciute. Il Sé mascherato più volte si stava mescolando a queste forme per far in modo che queste gli ubbidissero, ma che allo stesso modo- queste- ubbidissero anche alla legge della natura. Sé rise di gusto e disse: chiamerò tutto ciò impulso naturale. I primi impulsi naturali erano veramente goffi nel cercare di dislocarsi e perfezionandosi nella forma assunsero tecniche veramente affascinanti. Sé guardava affascinato come dal centro si fosse dipanata tutta quella matassa, e come questa attraverso il sé mascherato e le sue leggi collaborasse con l’altra legge ascendente. Stupiva come questa collaborazione si stesse evolvendo in qualcosa che fino ad allora non si sarebbe sospettata. Le nuove forme si prestavano a movimenti con tecniche che gli permettevano una gamma di spostamenti particolari.
Sé appariva inebriato nell’osservare tutto ciò e disse: chiamerò questo impulso naturale animazione, chiamerò le tecniche arti e gli spostamenti particolari via. E poi aggiunse: coloro i quali useranno queste tecniche per la via verranno chiamati animali.
Sé si fermò ora a contemplare la Terra: quante cose erano cambiate. A partire dalle rocce alcune delle quali ammantate di vegetali, questi ultimi avevano ammantato la Terra con molteplici aspetti le cui forme erano le più disparate. Ora gli animali si facevano la via attraverso questa vegetazione e di questa si crescevano.
Nel mondo tante cose erano accadute in concomitanza a quanto descritto, ma per volontà di che scrive sia gli scenari relativi alla formazione dell’atmosfera con la riguardante formazione delle acque sia le azioni devastanti a cui la terra dovette cedere non verranno richiamati se non per descriver qualcosa inerente al tema trattato.
Sé osservava come tutta questa gamma di manifestazioni separate potessero apparire tali e come invece fossero, nel loro insieme, uno- cioè Sé Stesso.
Nella successione degli eventi gli animali evolsero e così come fu per i vegetali, gli aspetti e le forme erano le più disparate. Alcuni si spostavano nell’acqua, altri nell’aria, altri ancora sulla terra; ma, tra quelli che si spostavano sulla terra tramite quattro arti, alcuni presero a farsi via con due arti soltanto.
Cosa si preparava a si tanta elevazione? Sé osservava: cosa succederà adesso? Le forze di volontà inerenti alla gioia esistente che attraverso la moltiplicazione di tutto avevano creato molteplici aspetti ora erano in grande attività. Risalendo verso l’ancor meno denso la luce stava per incontrare se stessa. Il più volte mascherato diminuì di una apparenza e l’animale eretto su due arti soltanto lo guardò dritto negli occhi precipitando a terra. Con gli arti superiori si coprì il volto e trascinandosi fuggì lontano, lontano. Sé ammutolì nel vedere quella scena e non volle perderla: - quando l’essere si riprese dall’accecante visione apparve di una bellezza e di una maestà tale che Sé nel contemplarlo disse: ti chiamerò creatura e chiamerò la tua azione riflesso. Quindi aggiunse: ogni volta che una creatura avrà simili riflessi e che questi riflessi che si ripercuotono su di se faranno scaturire in lui sia una ricerca in se stesso che nella natura circostante, questi verranno chiamati pensieri, e la creatura si fatta pensante.
Quante cose fece questa creatura pensante, evoluente dalla nuda roccia ammantata dal vento del Sé essente di se. Che cosa lo aspettava ancora? Si fece una via tra la vegetazione e mise il giogo a tutti i suoi elementi. Egli era l’incontrastato.
E crebbe, crebbe a dismisura tanto che gli elementi gli si pararono di fronte ed egli gli sfidò allora gli si parò di fronte il più volte mascherato ed egli lo sfidò. Di maschera in maschera levata egli Gli si poneva a fronte e in sfida, diventando persino più grande di statura. “Come osi sfidarmi in si fatto modo io che t’ho fatto?” Tuonò il Sé Mascherato. E lo punì per sempre
Sé osservava l’essere: ancora una volta crollato di fronte al Seppur Separato di guisa ch’egli potesse un giorno con infinita flemma compiere il compibile.
“Uomo!” Gli disse tuonando “tu compirai il percorso passando attraverso la strada che dalla nuda roccia porta agli elementi e da questi al più volte mascherato e ti inchinerai giacché questi sono tuo Padre. La maschera tra te e l’inaccessibile sarà la sfida che ti pongo perché tu mi cercherai in eterno e per varcar la porta ch’io solo potrò aprirti nudo completamente ti presenterai.”
Sé osservava: il tempo e lo spazio si stavano modificando e tutto quello che la creatura pensante aveva conquistato tendeva ora a conquistarlo. Ora temeva ogni cosa e si nascondeva.
Si scatenò una furia, la più furente in assoluto e crollò l’armonia. Quando il mascherato si levò il costume tutto precipitò.
Fu un solo istante ma per Uomo doveva sembrare un eternità.
Quante volte egli si trovò a scontare pene così immani non è dato da sapere giacché il numero non fa differenza per l’Eterno nel Tempo.
Ora Sé continua ad osservare: Tutto e tornato come prima. Ora l’Uomo sa!

L’uomo che sa è chiamato Omo Sapiens. L’uomo che sa due volte è chiamato Sapiens- Sapiens.

Quante opportunità ci verranno date non è dato di sapere. Dipende da noi! C’è qualcuno che dice che non ci verranno date altre possibilità: non credo e non è questo il problema. Il problema è comprendere quanto disse Il Sé mascherato. E’ Lui che aprirà la porta; e se non siamo completamente nudi non ci farà entrare. Fuori c’è posto come per i cani e qualche osso ogni tanto ci arriva. “Questa è una vita da cani!” Quante volte l’abbiamo detto o sentito dire eppure, siamo sempre noi a scegliere se stare fuori o se stare dentro. Certo c’è ancora tanto da fare ma, se non realizziamo la condizione di Uomo, se non varchiamo cioè quella porta non possiamo procedere.

(Da “Il Mondo Perfetto di Giovanni Cannella prossima pubblicazione)

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